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Bollo agevolato nel caos per 3,5 milioni di auto «anziane»

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i pagamenti entro il 31 gennaio

Bollo agevolato nel caos per 3,5 milioni di auto «anziane»

Ma insomma, quanto devono pagare di bollo auto i proprietari di veicoli che hanno più di 20 anni e meno di 30? Per chi avesse letto “solo” l'ultima legge di stabilità, le agevolazioni introdotte nel 2001 (cioè la possibilità di pagare un importo forfettario di poche decine di euro e solo nel caso in cui il mezzo si trovi su strada pubblica, altrimenti nulla è dovuto) sono state abolite, restando riservate agli esemplari con più di 30 anni. Ma l'Italia è il Paese del federalismo fiscale pasticciato e il bollo auto ne è un fulgido esempio. Così, di fatto, tutto dipende dalle decisioni che stanno prendendo le Regioni. E le sorprese non mancano, cosicché i circa tre milioni e mezzo di interessati non sanno che pesci prendere, quando ormai è passato un mese dall'approvazione della legge di stabilità e mancano appena 10 giorni al 31 gennaio, termine entro il quale va pagato il bollo quando è agevolato.

Il problema sta nel fatto che nell'ultima dozzina di anni molte Regioni hanno approvato leggi “personalizzate”, nonostante la Consulta abbia dato uno stop nel 2003 (poi attenuato da norme successive variamente interpretabili). Tra le “personalizzazioni” più gettonate c'è proprio la differenziazione di trattamento dei veicoli di età compresa tra i 20 e i 30 anni: la norma nazionale (legge 342/2000, articolo 63) riservava l'agevolazione ai modelli d'interesse storico, affidando a due associazioni (Asi, Automotoclub storico italiano, e Fmi, cioè la federazione motociclistica) il compito di stilarne una lista. Di fronte all'interpretazione Asi secondo cui potevano essere agevolati solo gli iscritti all'associazione, alcune Regioni l'hanno assecondata e altre l'hanno ignorata, talvolta con leggi regionali molto favorevoli al contribuente.

Ora si tratta di capire cosa fare di queste leggi, dopo l'abolizione di quella nazionale. Secondo una prima interpretazione, dovrebbero restare applicabili quelle che non fanno riferimento alla norma nazionale abrogata. Ma finora solo l'Emilia-Romagna, che ne ha una di questo tipo, ha confermato ufficialmente questa linea.
Altre Regioni nella stessa situazione o non si sono ancora pronunciate (peculiare è il caso della Basilicata, che ha cambiato la sua legge ma è rimasta incerta su come applicarla) o hanno preannunciato nuove leggi (Lombardia) o hanno addirittura deciso il contrario (Puglia).

Viceversa, la legge del Veneto fa riferimento a quella nazionale, ma la Regione non ha ancora comunicato alcunché. In Umbria, infine, l'agevolazione è abolita, mentre circolano le prime voci secondo cui alcuni Parlamentari vorrebbero rimettere mano alla normativa nazionale.
Si riuscirà a venirne a capo entro il 31 gennaio? Si teme di no: senza coperture politiche (finora assenti), i tecnici nulla possono per uniformare la situazione. Se ne riparlerà a marzo, quando sul loro tavolo dovrebbe tornare la bozza di una legge nazionale di riforma.

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