Norme & Tributi

Lo Statuto del contribuente, dopo 15 anni serve un restyling

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commercialisti

Lo Statuto del contribuente, dopo 15 anni serve un restyling

(LaPresse)
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Lo Statuto del contribuente ha bisogno di un restyling. Ne è convinta l'Aidc, l'Associazione italiana dottori commercialisti ed esperti contabili che oggi ha presentato a Milano la nuova versione, riveduta e corretta, alla presenza del “padre” dello Statuto il professor Gianni Marongiu. Il nuovo testo il 6 dicembre è stato inviato alle più alte cariche dello Stato con richiesta di audizione.

«È necessario ritornare sullo Statuto del contribuente dopo 15 anni dalla sua introduzione - spiega la presidente Aidc Roberta Dell'Apa - perché i principi in esso contenuti devono essere riconosciuti e rispettati, mentre fino ad oggi sono rimasti troppe volte solo sulla carta data la facilità di deroga che lo stesso Statuto consente». Secondo l'Aidc lo Statuto, introdotto nel nostro ordinamento con la legge 212 del 2000, è stata una rivoluzione mancata a cui si vuol porre rimedio.

Le modifiche fatte dal comitato scientifico dell'Aidc sono state presentate da Alessandro Savorana, estensore dei documenti. Si va dalla non retroattività delle norme tributarie alla limitazione delle deroghe, dalla semplificazione dell'interpello alla possibilità di impugnarlo davanti alle Commissioni tributarie, dall'obbligo di pubblicare i nuovi modelli dichiarativi e le eventuali nuove regole almeno 120 giorni prima dell'adempimento - un'accortezza che consentirebbe ai professionisti di avere il tempo di prepararsi e alle software house di aggiornare i programmi - a sanzioni ragionevoli con un tetto massimo pari ai due terzi dell'imposta dovuta.

Ma qual è il bilancio di 15 anni di Statuto? Per Gianni Marongiu la giurisprudenza ha imparato a conoscerlo e ad applicarlo, l'Amministrazione finanziaria, inizialmente spaventata e dall'interpello - e quindi ostile - oggi lo apprezza e lo ha fatto diventare uno strumento importante; il legislatore è stato l'unico a trattare questa norma con poco rispetto, in pratica chi lo ha emanato lo ha violato più degli altri.

«Oggi c'è una legislazione torrentizia - afferma Marongiu - a cui si cerca con questo nuovo testo di porre un argine; esiste un eccessivo ricorso ai decreti legge, uno strumento molto utilizzato dal regime fascista che fece approvare 1.200 decreti in un solo giorno, che il nuovo Statuto vuole contenere prevedendo, per esempio, all'articolo 4 che nuovi tributi non possono essere introdotti con decreto». Tributi straordinari, quindi, come fu l'Isi (imposta straordinaria immobiliare) che durò un anno possono essere introdotti con decreto, di contro i tributi ordinari dovrebbero seguire percorsi normativi ordinari.
Lo Statuto del contribuente è importante per l'Italia perché sancisce i principi-base per la creazione di un Codice tributario, necessario per porre fine alla mutevolezza del nostro ordinamento fiscale che tanto spaventa gli investitori stranieri.

«L'incertezza normativa - avverte Marongiu - ha un prezzo; un ordinamento tributario certo riduce i costi di consulenza, di contenzioso e anche psicologici; chiarezza e certezza sono un valore per tutti: burocrati, giudici e contribuenti».

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