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Il Patto «premia» i tagli

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Diritto

Il Patto «premia» i tagli

  • –Gianni Trovati

milano

Arriva il Patto di stabilità «intelligente», arricchito da “premi” per le amministrazioni locali che hanno tagliato di più la spesa e riscosso meglio le entrate, e raffinato da meccanismi che permetteranno di evitare gli effetti collaterali dei picchi congiunturali di spesa; il tutto mentre si profila un nuovo rinvio dei bilanci preventivi degli enti locali al 30 giugno prossimo.

Sul nuovo Patto ieri Governo e amministratori locali hanno raggiunto in Conferenza Stato-Città la preintesa che ora dovrà essere tradotta in un decreto, con un correttivo normativo che allunghi i termini perché la legge di stabilità dava tempo solo fino al 31 gennaio (ma per questo basta una riga nel Milleproroghe). Non si risolve, invece, la questione della replica del fondo-Tasi da 625 milioni che i Comuni chiedono da quando la manovra ha congelato regole e aliquote del Fisco immobiliare. Il punto è stato al centro di un incontro ieri pomeriggio fra il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e i vertici dell’Anci, incontro che il presidente dell’Associazione dei Comuni Piero Fassino ha definito «interlocutorio»: l’impegno politico a rimettere sul piatto i fondi che nel 2014 hanno aiutato a quadrare i conti in 1.800 Comuni (solo a Milano la partita vale quasi 90 milioni) era stato già assunto nelle scorse settimane, ma i soldi sono ancora da trovare.

Sul versante del Patto, invece, settimane di trattativa hanno prodotto un accordo che mette insieme l’esigenza, rilanciata da Palazzo Chigi, di premiare chi ha ridotto di più la spesa corrente con quella, sollevata dai Comuni, di correggere una serie di storture dei vecchi meccanismi. In pratica, per individuare la base di calcolo bisognerà considerare tre dei quattro anni dal 2010 al 2013, togliendo l’anno con la spesa più alta. In questo modo, la spesa corrente media a cui applicare i moltiplicatori non sarà gonfiata dai picchi congiunturali, dovuti per esempio a un intervento straordinario o allo sblocca-debiti. Da questa base, poi, escono le spese per il trasporto pubblico locale e quelle per i rifiuti, che erano rientrate nei bilanci di migliaia di Comuni dopo il tramonto della tariffa d’igiene urbana. Su questi presupposti saranno ripartiti gli obiettivi del Patto, per metà sulla spesa e per metà in base alla capacità di riscossione. Sul primo versante, circa 350 milioni si trasformeranno in premi per chi ha tagliato di più la spesa corrente (sempre con l’esclusione di trasporto pubblico e rifiuti), con sconti sul Patto che si trasformeranno in aumenti degli obiettivi per i meno “virtuosi”. Sulla riscossione, invece, tutto dipenderà dal fondo di riscossione crediti che ogni ente è chiamato a costituire in base alla riforma della contabilità, proporzionale al tasso di mancata riscossione. Nel nuovo meccanismo, il fondo crediti sarà scontato dall’obiettivo lordo di Patto ma gli enti più efficienti nella riscossione, dunque con poco fondo crediti, avrebbero pochi vantaggi dalla novità: per questa ragione, interverrà un meccanismo premiale a loro favore.

Mentre si affinano le regole del Patto, però, rimangono le nubi sulle risorse, soprattutto per le Città metropolitane. Su di loro si concentra l’esigenza del fondo Tasi e il fatto che la manovra le tratta come le Province, anche se nelle Città le funzioni sono in crescita e non in diminuzione. Nell’incontro di ieri Fassino è tornato a chiedere «una rimodulazione dei tagli, altrimenti si rischia che i nuovi enti decollino in una situazione di dissesto» che mette a rischio anche interventi urgenti come l’edilizia scolastica.

gianni.trovati@ilsole24ore.com

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SUL TAVOLO

01 IL PATTO

L’accordo prevede l’esclusione della spesa per trasporto pubblico e rifiuti dalla base di calcolo, che diventa quadriennale con l’esclusione dell’anno con il picco di spesa; premi per 350 milioni per chi ha ridotto di più le uscite correnti e altri incentivi per gli enti con tassi di riscossione più elevati; il fondo crediti di dubbia esigibilità sarà scontato dall’obiettivo lordo di Patto

02 i nodi aperti

Non c’è intesa sulla replica del fondo da 625 milioni che nel 2014 ha aiutato 1.800 Comuni e sulla rimodulazione dei tagli per le Città metropolitane. I sindaci chiedono una verifica anche sull’Imu agricola