Norme & Tributi

Comuni, ok al Patto di stabilità

  • Abbonati
  • Accedi
Enti Locali e PA

Comuni, ok al Patto di stabilità

  • –Gianni Trovati

LE NOVITÀ

Dalla base di calcolo escono

rifiuti, tpl e picchi di spesa

Il fondo crediti abbasserà

gli obiettivi e ci saranno sconti per chi ha tagliato le uscite

MILANO

Arriverà oggi dalla Conferenza Stato-Città il via libera alla riforma del Patto di stabilità 2015, che sarà tradotta in norma per superare anche il problema della scadenza imposta dalla legge di stabilità: al comma 489, infatti, la manovra 2015 (legge 190/2014) chiedeva di scrivere le nuove regole entro il 31 gennaio scorso, ma il lavoro sui parametri ha chiesto più tempo e sfocerà appunto oggi nel via libera della Conferenza.

Sul piano sostanziale, che è ovviamente il più importante, il Patto di stabilità nuova versione offre cambiamenti di rilievo importanti, che come anticipato sul Sole 24 Ore del 13 febbraio puntano su tre obiettivi: correggere gli effetti collaterali dei vecchi vincoli, premiare le amministrazioni che hanno ridotto in modo più significativo la spesa corrente e incentivare un’applicazione corretta, e non elusiva, della riforma della contabilità in vigore per tutti da quest’anno, in particolare nella parte in cui chiede alle amministrazioni locali di far emergere i difetti della riscossione e di “coprirli” con un Fondo crediti di dubbia esigibilità.

Al primo obiettivo, quello legato all’eliminazione di effetti non voluti, guardano due correttivi. La base di calcolo per la spesa corrente media a cui applicare i nuovi moltiplicatori si estende di un anno, abbracciando il quadriennio 2010-2013, ma rimane di fatto triennale perché permette a ogni ente di eliminare dai conteggi l’anno in cui la spesa è stata più alta. Dal momento che il saldo obiettivo è proporzionale alla spesa corrente media, in questo modo si risolve il problema dei «picchi di spesa» che gonfiano gli obiettivi di Patto: un problema, questo, sentito soprattutto nei Comuni medio-piccoli, dove un’uscita eccezionale in un singolo anno (per esempio per affrontare un’emergenza ambientale o un danno idrogeologico) può spingere drasticamente in alto la media triennale e quindi gli obiettivi di bilancio chiesti dal Patto. Dalla base di calcolo, poi, escono due voci importanti: i rifiuti, che con l’arrivo della Tares sono rientrati nei bilanci di tutti i Comuni (e sono integralmente finanziati dal tributo) e il trasporto pubblico locale, che è coperto dal mix di tariffe e compensazioni.

Per spingere gli amministratori locali ad applicare in pieno la riforma della contabilità, e a bloccare nel fondo crediti di dubbia esigibilità una somma davvero proporzionale ai problemi incontrati dalla riscossione, la riforma crea un meccanismo di vasi comunicanti nel quale ogni euro in più vincolato nel Fondo si trasforma in un euro in meno nell’obiettivo di Patto. In questo modo, toccherà all’autonomia dei singoli enti decidere quante risorse congelare nel fondo e quante invece attribuire al Patto. Le conseguenze non sono di poco conto, perché il Fondo diminuisce la capacità di spesa corrente, mentre il Patto punta sostanzialmente sul conto capitale.

Gli enti in cui la riscossione funziona meglio, però, avranno necessariamente un Fondo crediti leggero, e quindi pochi sconti sui vincoli di Patto. Per ovviare al problema la riforma introduce incentivi per premiare, con alleggerimenti dei saldi obiettivo, chi registra i tassi di riscossione maggiori. Un secondo meccanismo «meritocratico» premierà invece chi ha ridotto di più la spesa negli ultimi anni: per premiare questi Comuni ci sono sul piatto 350 milioni.

gianni.trovati@ilsole24ore.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA