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A Tuttolavoro imprese, consulenti, agenzie e avvocati danno i voti al…

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LAVORO

A Tuttolavoro imprese, consulenti, agenzie e avvocati danno i voti al Jobs Act

«Le aziende che avevano tenuto tutto bloccato ora vogliono fare assunzioni e notiamo una promettente crescita nelle selezioni di personale», dice Roberto Corno, consulente del lavoro a Varese. «Nella nostra azienda si stanno facendo assunzioni, alcune sono del tutto nuove, altre sono trasformazioni di contratto», spiega Matteo Sangalli, di un'importante impresa di pubblicità, a Milano. «È evidente che ora ci sono meno tutele per i lavoratori e più certezze per i datori sui costi di un licenziamento – attacca invece Stefania Nocera, amministrativa in un'azienda del Varesotto - Il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti è un po' illusorio perché un lavoratore può essere licenziato in tronco senza grandi procedure».

E poi c'è Alessandro Di Giorgio, direttore del personale di una catena alberghiera, a Milano che aggiunge: «Quello che abbiamo visto del Jobs Act è un buon inizio, c'è però da sperare che non sia solo un'aspirina. È un inizio che va inserito in una strategia più ampia». «Le criticità non sono ancora evidenti –rileva Luca Zito, consulente del lavoro a Milano - bisognerà attendere. Certo è che le risorse del bonus sembrano già quasi finite e quindi bisognerà garantire una strutturale riduzione dei costi del lavoro».

Ecco alcune voci dalla platea della quinta edizione del “Tuttolavoro” che si è svolto il 30 marzo nella sede del Sole 24 Ore. A sentire i loro discorsi è come se si fosse svolto un convegno nel convegno. Perché frugare nei pensieri di una platea è un ottimo termometro di quello che accade. In generale, si rileva un approccio positivo, ottimista, ma con molte cautele, un po' come nella quarta edizione dell'evento del Sole: «Ho un'aspettativa positiva sul Jobs Act, ma, certo, occorrerà verificare se i numeri attesi in quanto ad assunzioni a tempo indeterminato saranno raggiunti, se si tratterà solo di trasformazioni di contratti a tempo o di nuove assunzioni. Io faccio l'avvocato: per noi ci sarà meno lavoro sul versante dei contenzioni, ma molto di più sul piano delle conciliazioni», dice Martino Sternai, di Milano.

Le possibili ricadute nei rapporti tra imprese e lavoratori e nella gestione dei contratti sono temi acuti: «Temo che finita la bolla dei tre anni di esonero contributivo – sottolinea Di Giorgio - possa verificarsi un innalzamento del contenzioso su diversi terreni: dalle differenze contributive alle mansioni ad altro ancora». «Di positivo – spiega Giovanni Gamna, capo del personale in un'azienda di Milano - c'è che ora le aziende hanno chiarezza sui costi di un licenziamento, che non è più lasciato in mano alla discrezionalità dei giudici. Sul versante dei nuovi contratti, meglio sarebbe stato un provvedimento da applicare omogeneamente ed equamente su tutto il personale, perché in azienda si deve poter trattare con i lavoratori in modo equo e omogeneo. La criticità è data dal fatto che dovremo gestire in modi diversi il personale a disposizione, con contratti di un tipo e di un altro. Così non funziona».

Molti gli avvocati presenti in platea nella sala dedicata alla collega Sara Bianchi: “Ci stiamo muovendo verso un modello semplificato, più sicuro e con regole più certe – sottolinea Barbara Aresi, avvocato giuslavorista a Milano - con una spinta che non avevo mai visto finora verso i contratti a tempo indeterminato a favore dei giovani. È positivo il superamento del rito Fornero con i danni che ha prodotto». Voci anche di delusione tra il pubblico. Come quella di Claudio Antonini che, uomo di mezz'età e lasciato recentemente a casa dal lavoro per una multinazionale americana dice con amarezza: «Credo che non cambierà nulla. Questo discutere su reintegre e risarcimenti non risolve il problema di chi si trova a dover gestire un allontanamento traumatico dal lavoro, specie in età avanzata. Come è successo a me». Dall'amarezza all'entusiasmo: «C'è un forte impulso verso i contratti a tempo indeterminato – commenta Barbara Antonazzo, di Roma, attiva in un'azienda specializzata nella ricerca e selezione di personale - Le imprese ci chiedono i dettagli, che cosa rischiano ad avviare subito contratti a tempo indeterminato.

Qualche volta ci chiedono di attivare una somministrazione con lo scopo di fare il contratto a tempo indeterminato entro la fine dell'anno. Non voglio sbagliare nella scelta della persona perché sono seriamente intenzionati a tenerla in azienda». «Vedo i frutti del Jobs Act nell'azienda in cui lavoro – sottolinea Marco Jacobone, responsabile sviluppo di un'azienda milanese - Lo scorso anno abbiamo assunto tre persone, quest'anno sto notando un forte incremento grazie soprattutto alla clausola della decontribuzione che ha favorito chi da diverso tempo collaborava con l'azienda, magari a danno di persone valide con minore anzianità aziendale. Ma per quanto tempo potremo andare avanti?».

Il contratto a tutele crescenti sta già oscurando l'apprendistato? «Bisogna intervenire per rafforzare l'apprendistato professionalizzante che rischia di essere cannibalizzato specie nell'ambito delle piccole imprese perché diventa meno conveniente. Innanzitutto bisogna obbligare le regioni ad adeguarsi ai criteri nazionali e favorire un'omogeneità di trattamenti», dice Antonio Mellone, consulente di un'Apl a Milano. E se Saulo Tanzi, consulente del lavoro, nota che «ora si sposta sul versante dei lavoratori di mezz'età che vengono lasciati a casa. Auspicherei un intervento», c'è, dall'altra, Daniela Battaglia, dipendente presso un'agenzia viaggi a Segrate, per la quale «il Jobs Act porterà sicuramente dei benefici. Lo vedo già nell'azienda per cui lavoro, dove se si assumeva questo avveniva con contratti a tempo determinato, mentre ora, a breve, inseriremo un numero significativo di persone a tempo indeterminato. Ciò è favorito da norme chiare, semplici, poca burocrazia, la nemica numero 1 delle imprese. Spero che le agevolazioni siano mantenuto oltre il 2015».

«C'è sicuramente del nuovo, ci sono previsioni di efficacia dei provvedimenti. Il Jobs Act chiude e risolve problematiche che la legge Fornero aveva aperto. Immagino che il nostro lavoro si concentrerà sulle cause per discriminazione», dice Giovanna Fantini, avvocato a Milano, mentre la collega Anna Crippa, anche lei milanese, prevede che ci sarà «un aumento delle consulenze a favore delle imprese e nel campo delle conciliazioni». Lavoro a tempo indeterminato per meglio competere? È quanto sottolinea ancora Roberto Corno. Ma lo fa con un'osservazione: «La grossa incognita riguarda gli incentivi da mettere a disposizione nella seconda metà dell'anno» .

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