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Un fisco amico «trova» i lavori del futuro

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incentivi e sviluppo

Un fisco amico «trova» i lavori del futuro

Il bonus per i lavori in casa, che continua a essere di grande popolarità fra gli italiani, non ha solo dato ossigeno a edilizia e occupazione. Nel buio della crisi ha orientato imprese e cittadini a trovare una strada per il futuro: il recupero edilizio. Ora bisogna dargli un valore strategico portandolo fuori di casa e facendolo entrare in città.

Il successo dello strumento fiscale costringe la politica e il governo a una riflessione articolata (ma breve, da completare per la legge di stabilità). Prima considerazione: volgere il fisco verso lo sviluppo è possibile. Sarebbe interessante su questo punto sentire la posizione del ministro dell'Economia Padoan che molto si sta spendendo per un «fisco dello sviluppo» (ma a Via XX Settembre per anni lo strumento è stato osteggiato) e del neoministro delle Infrastrutture Delrio che arriva a Porta Pia proprio con la missione di rilanciare la crescita.
Seconda riflessione: lo strumento fiscale non produce solo effetti quantitativi, ma anche qualitativi. Può cioè spostare i pesi da mercati che non tirano più (nuove costruzioni, consumo del suolo) a mercati che tireranno sempre più (riqualificazione dell'esistente) considerando l'enorme patrimonio edilizio delle nostre città da manutenere, riqualificare, riusare, riconvertire, rigenerare (ma qui ci manca ancora qualche strumento fondamentale come la demolizione e ricostruzione).

Terza considerazione: se estendiamo uno strumento soltanto micro (recupero abitativo) a uno strumento di scala macro (forme di incentivo fiscale alla riqualificazione urbana), non solo lo sviluppo indotto cresce e corre più veloce, ma abbiamo la possibilità di impostare una politica nuova e integrata che taglia trasversalmente (e rinnova) l'intero settore edilizio. Se poi ci mettiamo finalità come l'efficienza energetica, il valore economico dell'operazione cresce.
Quarta considerazione: senza frenare lo spontaneismo di questa domanda al riuso (è il bello del legame fra politiche fiscali e mercati) e senza burocratizzare (perché abbiamo bisogno proprio dell'opposto), possiamo però pensare a qualche paletto di qualità, soprattutto nella sfera progettuale e urbanistica, in modo da rendere le nostre città più dinamiche, ma anche più consapevoli della loro bellezza.

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