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Pensioni, dopo la Consulta così le nuove rivalutazioni

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il commento

Pensioni, dopo la Consulta così le nuove rivalutazioni

Maneggiare con cura. Sui conti pubblici rischia di abbattersi una tempesta che non possiamo permetterci. E che non può compromettere gli sforzi fatti per portare il Paese in acque più sicure rispetto a quelle in cui navigava nell'estate del 2011. Continua pagina 2
Non c'è dubbio che la sentenza con cui la Corte costituzionale ha bocciato il blocco della rivalutazione delle pensioni superiori a poco più di 1.400 euro lordi al mese abbia aperto un pericoloso varco nei conti pubblici. Non senza sorprese. Non è difficile, infatti, rilevare una certa incoerenza tra questa decisione e quella con cui la stessa Corte ha dichiarato, poche settimane fa, l'illegittimità della Robin Tax, l'addizionale Ires applicata dal 2009 alle società petrolifere. C'è da chiedersi, per esempio, come mai in quest'ultimo caso i giudici della Consulta, interpretando il nuovo articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio (introdotto nel 2012 e in vigore dal 2014), abbiano dichiarato l'illegittimità del prelievo solo per il futuro. Evitando così la restituzione alle imprese degli importi versati all'erario dall'entrata in vigore della tassa fino alla sentenza che l'ha bocciata. In un caso, quindi, gli effetti si manifestano solo per il futuro; sulle pensioni anche per il passato.
Così si rischia di aprire una nuova emergenza sul fronte della finanza pubblica e di chiamare il governo a scelte non facili. In gioco ci sono molti miliardi, sia per i rimborsi degli arretrati ad alcuni milioni di pensionati sia per effetto dell'aggiornamento degli assegni pensionistici attuali sulla base dei nuovi importi. Ma in gioco, in realtà, c'è molto di più: c'è la credibilità di un paese nel perseguire i suoi obiettivi di finanza pubblica.
Che fare, quindi? Dare corso integralmente alle richieste della Corte costituzionale, mettendo a rischio la tenuta dei conti pubblici? Oppure – come il governo sembra intenzionato a fare, almeno in base alle dichiarazioni dei giorni scorsi del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan – trovare una modalità che consenta di rimediare alle sperequazioni più evidenti senza scardinare del tutto i progressi che si sono fatti per rimettere i conti in ordine?
Vedremo nei prossimi giorni che succederà. La Corte, in effetti, sembra lasciare aperti spiragli per un intervento di tipo selettivo, escludendo cioè dai rimborsi le pensioni di importo elevato, considerato che il rilievo di fondo dei giudici sembra riguardare più il fatto che la norma del Salva-Italia bocciata comprometta l'adeguatezza dei trattamenti più bassi.
La legislazione di finanza pubblica degli ultimi anni è figlia dell'emergenza. Un'emergenza - per altro non ancora completamente superata, come bene dimostra la cronaca di queste ore – che è ingiusto dimenticare o, peggio, ignorare. Nei prossimi mesi la Corte sarà chiamata a valutare altre questioni potenzialmente esplosive. La Consulta è il giudice delle leggi e come tale il guardiano dei diritti fondamentali: ma attenzione che i rimedi individuati non finiscano per determinare effetti che “toccano” altri diritti. Anche quello altrettanto fondamentale di non compromettere la tenuta dei conti pubblici.

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