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Un progetto ambizioso, un cantiere incompleto

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Diritto

Un progetto ambizioso, un cantiere incompleto

A poco a poco la professione di avvocato cambia faccia. Meno di quanto qualcuno vorrebbe, più di quanto altri si sarebbero aspettati. A fotografare la situazione c'è, tra l'altro, anche il florilegio di provvedimenti attuativi censiti in questa pagina, la cui ampiezza è certo rilevante. All'origine c'è senza dubbio il nuovo ordinamento forense approvato a fine 2012, che rappresenta un punto di riferimento indiscusso. Da lì è partita una fase attuativa tuttora non conclusa che sta però toccando una pluralità di temi. Dalla specializzazione ai requisiti per l'esercizio effettivo della professione, passando per il riordino della difesa d'ufficio, la rideterminazione dei parametri per i compensi in caso di mancato accordo tra le parti e liquidazione giudiziale, per finire alla riforma del procedimento disciplinare.

Un flusso quasi ininterrotto di disposizioni che sono destinate a dispiegare pienamente i propri effetti solo nel corso del tempo. Un giudizio allora sarebbe almeno avventato, anche solo nella contabilità di quello che c'è, ed è molto, e di quello che ancora manca. I binari erano in qualche modo già tracciati dalla nuova Legge professionale, attesa da molto tempo e poi comunque meritoriamente condotta al traguardo anche tra qualche mal di pancia interno alla stessa avvocatura.

Alla fine la domanda chiave non può che essere quella sull'adeguatezza delle nuove misure a delineare una figura di avvocato all'altezza di questo tempo. E la risposta non può essere troppo assertiva, perché se è vero che alcuni passi sono stati fatti, altri restano ancora da compiere. I cittadini potranno senza dubbio contare su una figura di legale più preparata, se la categoria vorrà giocare con intelligenza la carta della specializzazione, più deontologicamente inattaccabile, se funzionerà la progressiva esternalizzazione della giustizia “domestica”, con un esercizio effettivo della professione, tenuto conto delle condizioni per l'iscrizione all'Albo.

Nello stesso tempo, però, posizioni più avanzate sarebbero state possibili e alcuni obiettivi restano da raggiungere. Sul primo versante, le forme di esercizio della professione, oggetto del disegno di legge sulla concorrenza, in via di approvazione in Parlamento, hanno rappresentato un buon banco di prova per l'intensità innovativa della categoria. Molte (troppe) le resistenze all'ingresso dei soci di capitale, poi ammessi ma solo se minoritari, e forti i timori di snaturare in questo modo la professione, come ancora diffusa è l'ostilità nei confronti di forme di soluzione stragiudiziale delle controversie (quando non coinvolgono direttamente gli avvocati) e troppo spesso il rapporto con altre professioni, vedi i notai, appare caratterizzato più da una guerra di piccolo cabotaggio sull'assegnazione di competenze che su forme innovative di collaborazione. Tra gli obiettivi ancora da raggiungere c'è infine, per una categoria che conta quasi 250mila professionisti scritti all'Albo, la revisione del corso di laurea in giurisprudenza, più volte evocata e mai concretizzata.

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