Norme & Tributi

Anche per l'Art-bonus si studia la proroga al 65%

  • Abbonati
  • Accedi
Verso la stabilità.

Anche per l'Art-bonus si studia la proroga al 65%

Roma - Art-bonus al 65% anche per il 2016. Tra le richieste pervenute al ministero dell'Economia per la messa a punto della legge di stabilità 2016 è finita sotto osservazione anche la fattibilità di mantenere anche per l'anno d'imposta 2015 la detrazione dalle imposte fino al 65% degli importi donati a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano. Non solo. Tra le altre novità allo studio anche un pacchetto mirato sui giochi che, a seconda della differente declinazione, potrebbe assicurare allo Stato per il solo 2016 da un minimo di 270 milioni a un massimo di 800 milioni. Si tratta di misure di fatto già ampiamente studiate e calibrate dall'Economia durante la stesura del decreto attuativo della delega fiscale sui giochi ma poi accantonato da Palazzo Chigi. Sempre dal pacchetto delega fiscale rimasto inattuato il Governo punta a recuperare anche una piccola parte delle semplificazioni dei regimi fiscali per le partite Iva.

Per il bonus fiscale riconosciuto ai nuovi “mecenati” l'intenzione sarebbe quella dunque di garantire anche per il prossimo anno una detrazione al 65% delle somme donate. Dal 1° gennaio prossimo, infatti, il credito d'imposta riconosciuto dovrebbe scendere al 50% così come prevedeva il Dl del maggio 2014 che lo ha introdotto. Sulle modalità di fruizione al momento non vi sarebbero comunque ipotesi di modifica, così ad esempio in relazione alla qualifica del contribuente soggetto che effettua l'erogazione liberale dovrebbero essere comunque mantenuti gli attuali limiti massimi del credito d'imposta. Che per le persone fisiche ed enti che non svolgono attività commerciale è pari al 15% del reddito imponibile, mentre per i soggetti titolari di reddito d'impresa (società e ditte individuali) ed enti non commerciali che esercitano anche attività commerciale la soglia è del 5 per mille dei ricavi annui.

Per le partite Iva, come anticipato su queste pagine, l'Esecutivo punta a mantenere anche per il 2016 il doppio regime dei minimi (con tassazione sostitutiva al 5% e limite dei ricavi a 30mila euro) e dei forfettari, introdotti nella passata legge di stabilità (con una tassazione al 15% e soglie di ricavi differenziate a seconda dell'attività esercitata). Il progetto del Governo al momento sarebbe quello di consentire alle nuove partite Iva ossia alle start up e ai giovani professionisti di mantenere la soglia di tassazione al 5% e ricavi a 30mila euro per cinque anni. Rispetto alla riforma ipotizzata e chiesta a gran voce dalle piccole partite Iva, da artigiani e commercianti la misura allo studio perderebbe la vera rivoluzione per i soggetti Iva ovvero l'estensione del regime di cassa. Che tradotto nella sostanza rispetto all'attuale regime di competenza vorrebbe dire pagare le tasse su ciò che realmente si è incassato.

Sul fronte giochi la partita vera ruota tutta sulla possibilità di una definizione con Comuni e Regioni dell'organizzazione e gestione della raccolta del gioco pubblico. L'accordo con l'Anci su riduzione graduale degli apparecchi da intrattenimento, l'obbligo di certificazione delle sale e quello di formazione periodica degli operatori del gioco legale così come la possibilità di prevedere risorse finanziarie aggiuntive da destinare ai Comuni in proporzione alla presenza di gioco pubblico e in particolare delle tanto contestate New slot, potrebbe sbloccare l'impasse in cui operatori e gestore pubblico si trovano oggi.

Senza accordo sui giochi con gli Enti locali, ad esempio, sarebbero a rischio le gare sulle scommesse sportive e sul bingo in scadenza il prossimo anno. In questo senso tra le misure proposte dai Monopoli oltre alla possibilità di definire con la legge di stabilità le prossime gare per scommesse sportive e bingo, si valuta anche la possibilità di una proroga delle concessioni. Un differimento (si dibatte se di un solo anno o anche fino a sei per allineare tutte le scadenze delle concessioni) oneroso con un importo forfettario parametrato al costo che hanno mediamente sopportato i soggetto che si sono regolarizzati con la sanatoria introdotta dall'ultima stabilità. Una proroga “lunga” consentirebbe anche di riaprire la regolarizzazione dei centri di trasmissione dati che negli anni pregressi hanno operato senza concessione e contemporaneamente definire meglio con gli Enti territoriali le regole del gioco.

Tra le ipotesi arrivate sul tavolo dell'Esecutivo anche il passaggio della tassazione dal Preu al “margine” ossia una tassazione dove l'imponibile dei concessionari che operano sul mercato degli apparecchi da intrattenimento (Vlt e Awp) non sia più la “raccolta lorda” ma la differenza tra le somme giocate e le vincite corrisposte. In sostanza l'utile lordo che deriva dal gioco. Con le maggiori entrate superiori ai 500 milioni di euro che potrebbe assicurare la nuova tassazione sul margine il Governo potrebbe cancellare l'anticipo del Preu chiesto all'intera filiera degli apparecchi da intrattenimento con la scorsa legge di stabilità. Anticipo del Preu di cui per altro al momento sono stati incassati soltanto 200 milioni di euro mentre per i restanti 300 milioni, in scadenza a fine mese, le certezze di incassarli sono sempre di meno.

© Riproduzione riservata