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Lavoro e stabilità, la decontribuzione resta ma ridotta al 40% per…

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guida alla manovra

Lavoro e stabilità, la decontribuzione resta ma ridotta al 40% per due anni

L’anno prossimo i nuovi contratti a tempo indeterminato saranno più costosi che nel 2015. Non perché aumenti il peso fiscale o contributivo in senso assoluto, ma perché si ridurrà, e non di poco, lo sgravio sui contributi introdotto quest’anno per sostenere il lavoro stabile. Per i contratti a tutele crescenti sarà il primo banco di prova della capacità di modificare, nel lungo periodo e in maniera stabile, le scelte dei datori di lavoro.

La possibilità di beneficiare di un esonero contributivo completo con l’unico limite di 8.060 euro all’anno per un triennio nel 2015 ha sostenuto in modo consistente i contratti a tempo indeterminato, ma dal 2016 “l’aiuto” si ridurrà a due anni e con un limite del 40 per cento. Che il consistente bonus attuale non fosse finanziariamente sostenibile era cosa nota da tempo, ma in prospettiva, secondo le intenzioni del governo, l’impiego a tempo indeterminato dovrà rimanere più conveniente di quello flessibile.

In compenso ritorna l’aliquota ridotta sulle parti variabili della retribuzione dei dipendenti legate ai risultati raggiunti o alla partecipazione agli utili dell’azienda. Fondamentale, a questo riguardo, la definizione dei criteri di misurazione degli incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione a cui sono agganciati i premi. Rispetto al passato il governo vorrebbe introdurre requisiti più stringenti. Ma su questo fronte sarà importante anche la rapidità delle decisioni. In base al Ddl di Stabilità i criteri e altre disposizioni operative saranno definite con un decreto ministeriale entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge stessa, ma in passato più di una volta le disposizioni attuative si sono fatte attendere a lungo, lasciando nell’incertezza imprese e lavoratori.

In questo caso chiarezza e velocità sono ancora più importanti dato che ai criteri dei premi di produttività sono collegate le novità, positive, in materia di welfare aziendale. Il Ddl chiarisce, infatti, la possibilità di convertire gli importi dei premi in piani che consentono ai dipendenti di fruire di beni e servizi. Uno strumento, quello del welfare aziendale, finora non molto diffuso ma apprezzato dai lavoratori nelle imprese che li hanno adottati anche perché spesso consentono l’accesso a prestazioni che altrimenti risulterebbero troppo costose ai singoli.

Sempre sul fronte del lavoro privato arriva un nuovo finanziamento per la cassa integrazione in deroga, al fine di facilitare il passaggio dal vecchio sistema di ammortizzatori a quello delineato dal Jobs act, per certi aspetti ancora da implementare e anche qui il rispetto delle scadenze previste sarà importante.

Per il pubblico impiego, invece, il Ddl di Stabilità prevede 300 milioni di euro per il rinnovo dei contratti ma vanno risolti i dubbi sulle modalità di recupero delle somme perse in questi anni.

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