Norme & Tributi

Non si ferma la giostra delle regole per pagare

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L’ANALISI

Non si ferma la giostra delle regole per pagare

Negli ultimi due anni Imu e Tasi hanno dilatato fino al parossismo la sproporzione patologica che, quando il fisco funziona male, si registra fra l’importanza di una tassa e la difficoltà di gestirla. Il biennio è iniziato con la mini-Imu, eredità della semi-abolizione a tappe dell’imposta sulla prima casa nel 2013, che per produrre 350 milioni di gettito (lo 0,04% del bilancio pubblico, per intendersi) impose un calcolo cervellotico a milioni di proprietari sparsi in 2.400 Comuni. A chiudere questo circolo ideale c’è ora la querelle delle 2.162 delibere ritardatarie, che a dieci giorni dalla scadenza del saldo deve ancora chiudersi. Senza dimenticare le incognite che continuano a circondare l’Imu agricola, ancorata a una classificazione dei Comuni cambiata tre volte in un anno e ancora in attesa del giudizio del Tar Lazio.

E la giostra delle regole continua a girare anche con la manovra, che taglia 5 miliardi di tasse sul mattone ma non dice l’ultima parola in fatto di semplificazione. Oltre a riproporre anche nel 2016 l’unicum italiano dell’imposta unica con doppio nome e doppio calcolo sullo stesso immobile, la legge di Stabilità prosegue lo sfortunato filone delle regole cavillose e piene di insidie per i contribuenti. La continuità con il passato recente si manifesta poi nella novità per i comodati, che pagheranno Imu e Tasi in formula piena se il proprietario non è uscito da casa propria per andare in affitto (o in albergo?). La Tasi sugli inquilini, unico esempio di patrimoniale chiesta a chi non ha patrimonio, scomparirà solo per chi usa la casa in affitto come propria abitazione principale.

Cinque miliardi di tagli fiscali non sono uno scherzo, ma questi inciampi non fanno bene. I contribuenti continueranno a pagare con meccanismi incomprensibili per chi non nutre un’insana passione per i meccanismi del fisco sul mattone. Con tanti saluti al federalismo e all’autonomia dei Comuni, che andrà in qualche modo ricostruita se non si vuol tornare alla finanza dei trasferimenti statali di tanti anni fa.

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