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Casse, il Lavoro spinge sulle «fusioni»

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Lavoro e Previdenza

Casse, il Lavoro spinge sulle «fusioni»

  • –Federica Micardi

L’iscrizione degli esperti contabili alla Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri (Cnpr) permette all’istituto previdenziale di avere una sostenibilità a 50 anni. È quanto è emerso ieri a Roma durante il forum «Il futuro previdenziale degli esperti contabili».

Un risultato importante che l’istituto non riusciva a centrare anche perché negli ultimi anni, in particolare dal 2009 al 2013, gli iscritti sono calati di oltre 2mila unità, passando da 28.148 attivi a 25.950, a causa dei pensionamenti e del ridotto numero di nuovi iscritti. Solo tra il 2013 e il 2014, anno in cui gli iscritti erano 25.981, questa tendenza si è fermata. Ora si aggiunge l’obbligo, previsto dalla legge di Stabilità 2016, di iscrivere alla Cassa gli esperti contabili, che finora erano iscritti alla gestione separata Inps.

Sotto la guida di Luigi Pagliuca, eletto ai vertici dell’istituto a maggio 2014, la Cnpr ha finalmente risolto un’annosa questione: «Con questo provvedimento da un lato abbiamo raggiunto la sostenibilità a 50 anni grazie al riconoscimento degli esperti contabili, dall’altro vi è la possibilità di garantire un futuro previdenziale certo a questi nuovi professionisti che erano in balia delle onde».

Da oggi in poi non solo chi intraprende la professione di esperto contabile, circa un’ottantina l’anno, dovrà iscriversi alla Cnpr, ma anche chi già svolge questa attività - in tutto 573 soggetti - dovrà trasferirsi dalla gestione separata Inps alla Cassa dei ragionieri.

Il passaggio, a livello di contributi da versare, conviene perché si passa dal 27,72% della gestione separata al 12% di contributo soggettivo, lo 0,75% di contributo soggettivo supplementare a cui va aggiunto il 4% di integrativo per un importo minimo totale annuo a regime di circa 4.300 euro.

Il forum di ieri si è aperto con l’intervento del sottosegretario al Lavoro, Massimo Cassano, che ha colto l’occasione per sottolineare le opportunità offerte dall’accorpamento per la tutela previdenziale: «Ritengo sia necessario che le Casse professionali private facciano la loro parte - ha affermato -. Penso a modelli di accorpamento e di gestione comune di servizi e alla possibilità di procedere all’unificazione degli enti con caratteristiche simili». Un tema che ogni tanto ritorna nel mondo della previdenza privata dove, fino ad ora esisteva un solo ente pluricategoriale, l’Epap.

Positivo il parere del presidente della Commissione di controllo sull’attività degli enti gestori di previdenza e assistenza, Lello Di Gioia, presente ieri all’incontro: «Non era pensabile che dei professionisti non avessero la possibilità di essere iscritti a una cassa professionale». Di Gioia poi rilancia sulla necessità che le Casse investano nell’economia del Paese: «Sapendo che il complessivo del patrimonio delle casse è di circa 70 miliardi, - ha spiegato - io credo si possa determinare la possibilità che alcuni investimenti possano essere realizzati nell’economia reale del Paese e che si metta in moto un circuito virtuoso ».

Un invito al quale il presidente dell’Adepp, l’associazione che rappresenta le Casse private, Alberto Oliveti ha risposto ricordando che questi enti devono pagare le pensioni e quindi «avere criteri estremamente prudenziali di investimento», i quali «devono essere coerenti con il profilo di scadenza del debito previdenziale e devono essere diversificati».

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