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Senza vincoli lo smaltimento del sale

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Edilizia e Ambiente

Senza vincoli lo smaltimento del sale

  • –Paola Ficco

L’inverno è stato perlopiù mite, ma ciò non ha impedito che - per prudenza - anche quest’anno i gestori di strade (e soprattutto autostrade) abbiano sparso costantemente sale per evitare la formazione di ghiaccio (il cosiddetto fondente chimico). La controindicazione dell’uso del sale sta nei suoi effetti sull’ambiente e in particolare sui terreni circostanti. Ma va detto che sono problemi comunque minori rispetto a quelli causati dai diserbanti. Per questo non sono previste norme particolari sullo smaltimento del sale, contrariamente a quanto è invece imposto riguardo ai diserbanti. Discorso parzialmente diverso per il sale lasciato troppo a lungo nei piazzali in attesa di utilizzo.

Sembra che i primi 200 metri di terreno vicini alla sede stradale siano quelli più interessati dall’azione dei sali antigelo. Quindi si potrebbe pensare che almeno quelle aree, ove agricole, dovrebbero essere bonificate. Ma non è così. Infatti, sul punto, il Dm sulla bonifica delle aree ad uso agricolo e di allevamento (previsto dall’articolo 241 del Dlgs 152/2006 e ancora in corso di definizione) non ne parla. Nella bozza di testo, le concentrazioni soglia di contaminazione (Csc) sono previste per molte sostanze, ma nessuna di esse appare pertinente con i sali antigelo.

Le aree agricole, invece, saranno molto interessate dalle Csc relative, tra l’altro, a diserbanti e anticrittogamici usati assai più del sale antigelo, nel più o meno generalizzato consenso.

Il sale inutilizzato e che invecchia nei piazzali di strade e autostrade diventa invece una specie di masso unico e non si può più spargere. Smaltirlo è un problema: non brucia né può essere messo in discarica perché supera i limiti per i cloruri. Il trattamento per la precipitazione dei cloruri richiederebbe il costoso argento. Nonostante tutto questo, non sembra ad oggi possibile sostituire completamente i sali antigelo. Quindi per tutelare la sicurezza sulle strade e l’ambiente e, dunque, la salute, occorrono sia un uso oculato di questi materiali sia un loro stivaggio controllato che li renda utilizzabili.

I sali più usati sono i cloruri di sodio (NaCl) e di calcio (CaCl2). Si aggiunge quello di magnesio, poco impiegato per i suoi costi elevati. Il primo è incolore, funziona a temperature oltre i -6°C e agisce lentamente. Quindi, è inadatto per interventi di urgenza. Tuttavia, poiché dura a lungo ed è il più economico, è anche il più usato. Il cloruro di calcio, è bianco e più costoso, ma consente un rapido scioglimento del ghiaccio a temperature fredde e secche (fino a - 30 °C), il che lo consiglia in montagna.

I sali possono essere impiegati in soluzione acquosa o in forma di scaglie o pagliette. L’azione è potenziata mischiandoli tra loro e con pietrisco, sabbia e ghiaia (abrasivi) che aumentano l’aderenza del veicolo sulla strada. Gli abrasivi naturali non contaminano le matrici ambientali, ma possono incidere sul sistema di regimazione delle acque poiché, se non rimossi con processi di pulizia, possono rallentare e impedire lo scarico dell’acqua o la raccolta fognaria. Poi, dopo lo scioglimento della neve, questi materiali possono dare pericoli per chi transita.

Gli impatti causati dai fondenti chimici possono essere strutturali (su strade e cose) e ambientali (sulle matrici naturali). Sul primo versante c’è il deterioramento del calcestruzzo e di strutture ed elementi in acciaio: i fondenti chimici hanno proprietà corrosive, quindi, possono indebolire il legame bituminoso delle pavimentazioni (buche dopo l’inverno) e accelerare la corrosione di veicoli e guard-rail. Tra gli impatti ambientali, i condizionamenti di suoli limitrofi alla sede stradale, corsi d’acqua e falde: può verificarsi l’aumento delle concentrazioni di sale nelle acque superficiali e profonde con incidenza sulle acque potabili. E il suolo può perdere nutrienti e acidificarsi.

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