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«Spid», la prima tappa della Pa digitale

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«Spid», la prima tappa della Pa digitale

Domani inizia l’era Spid. Il sistema pubblico di identità digitale diventa, infatti, operativo con la possibilità per i cittadini e le imprese di richiedere le credenziali con le quali connettersi ai servizi della pubblica amministrazione. Un cambio di passo non da poco, perché una sola username e una password consentiranno di accedere a tutta la Pa.

Per il momento i servizi disponibili sono 300 - quelli di Inps, Inail e delle Regioni Emilia Romagna e Toscana - ma entro giugno diventeranno 600 (si aggiungerà, tra l’altro l’Agenzia delle entrate, il comune di Venezia e quello di Firenze e altre Regioni). L’obiettivo è di arrivare nel giro di due anni a coprire l’intera Pa. Nel frattempo ci sarà la possibilità anche per i privati di aderire al sistema Spid, così che con le stesse credenziali si potrà accedere anche a quei servizi.

Se questo è uno scenario del prossimo futuro, di certo c’è che da domani ogni cittadino maggiorenne (in futuro non è però detto che il vincolo della maggiore età resti) o impresa potrà chiedere a uno dei tre gestori finora accreditati presso l’Agid (Agenzia per l’Italia digitale) di ottenere il “Pin” unico. Se rivolgersi a InfoCert, Poste o Tim - in lizza ci sono, però, già altri candidati a identity provider - sarà una scelta personale. Decisione che al momento può essere vincolata dalla disponibilità o meno, da parte dell’interessato, di uno strumento di identificazione elettronica. Il gestore deve, infatti, essere in grado di accertare l’identità di chi richiede le nuove credenziali. E questo, nel caso si voglia acquisire l’identità digitale registrandosi online sul sito di uno dei tre gestori, lo si potrà fare solo se si possiede una carta nazionale dei servizi oppure la firma digitale o la carta di identità elettronica. Oppure se si è dotati di strumenti ad hoc messi a disposizione dai singoli gestori.

Si tratta, comunque, di una platea potenzialmente ampia di cittadini in grado di richiedere l’identità digitale. Se, infatti, la firma digitale è utilizzata soprattutto da imprese e professionisti (al luglio 2015 erano stati rilasciati oltre 8 milioni di certificati di firma) e la carta di identità elettronica, dato il suo stato di perenne sperimentazione, è uno strumento in dotazione a una parte circoscritta della popolazione, la carta dei servizi è, invece, una card ben più diffusa: più della metà delle Regioni l’hanno associata alla tessera sanitaria.

Se non si possiede alcuno strumento di riconoscimento elettronico, non rimane che l’accertamento de visu. In altre parole, il cittadino interessato a ottenere l’identità digitale deve recarsi presso uno sportello. Poste ha attivato 360 uffici dove è possibile chiedere le nuove credenziali e successivamente la rete sarà estesa, mentre per InfoCert ci si può recare nelle sedi di Roma, Milano e Padova, ma si sta lavorando per allargare il raggio d’azione . Per Tim, invece, al momento è prevista la sola registrazione online, «ma prima dell’estate - afferma Simone Battiferri, direttore Ict solutions e Service platforms di Tim - contiamo di attivare anche i canali fisici».

L’identità digitale consisterà, di base, in una username e una password, con le quali si potrà accedere, per esempio, alla consultazione delle informazioni. Si tratta del primo livello in cui si articola Spid. Il secondo livello è costituito dalle credenziali base e da un codice generato all’istante (one time password) che si riceverà sul proprio telefonino. Questo livello permetterà di accedere a servizi che richiedono maggior sicurezza, come la compilazione di istanze o l’effettuazione di download. È poi previsto un livello 3 per operazioni più complesse, che però al momento nessuno dei gestori rilascerà e che potrà richiedere, per esempio, una smartcard o altri tipi di strumenti che ciascun identity provider svilupperà.

Trattandosi di una novità, il “Pin unico” sarà gratuito per i primi due anni e lo si potrà utilizzare su smartphone, tablet e personal computer. Terminato il biennio di sperimentazione, si tratterà di vedere quanto e come Spid si sarà diffuso. «Da parte nostra - commenta Battiferri - doteremo dell’identità digitale tutti i a 53mila dipendenti Telecom. La nostra scommessa - è però il coinvolgimento in Spid dei privati, a partire dalle banche».

«Molto dipenderà - aggiunge De Lazzari - anche da quello che decideranno le pubbliche amministrazioni: se e quando riconoscere Spid come unico metodo di accesso ai servizi, rendendo obsoleti gli altri sturmenti».

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