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Sanità, medico di base addio: arriva l’ambulatorio multitasking

Medici disponibili 16 ore al giorno, sette giorni su sette. Ambulatori multitasking dove camici bianchi, specialisti, infermieri, ostetriche, tecnici e riabilitatori offrono cure a tutto tondo. A regime, prenotazioni di visite ed esami e ticket pagati direttamente dall’ambulatorio del medico. Liste d’attesa sonoramente sfoltite grazie a percorsi diagnostico-terapeutici in cui il malato cronico, il paziente per eccellenza sul territorio, si vede garantire certezza di tempi e prestazioni.

Non è un libro dei sogni, ma le promesse contenute nell’atto di indirizzo per la medicina convenzionata licenziato ieri dal Comitato di settore-sanità delle Regioni, presieduto dall’assessore alle Finanze lombardo Massimo Garavaglia. Il testo è la base per la nuova Convenzione della medicina generale, che dovrà mettere nero su bianco regole in buona parte anticipate nel 2012, quando la “legge Balduzzi” (la 189/2012) ridisegnò le cure primarie. E oggi i sindacati premono per aggiornare un contratto immobile da sei anni. «Le trattative con medici di medicina generale e pediatri di libera scelta partiranno a inizio maggio quando avremo completato il testo della nuova Convenzione», promette Vincenzo Pomo, coordinatore della Sisac, parte pubblica nella ridefinizione dell’accordo. «L’obiettivo - precisa poi - è arrivare alla firma prima dell’estate». Più facile a dirsi che a farsi: il contratto dovrà tenere conto di tecnicismi come il nuovo “ruolo unico”, in cui confluiranno medici di medicina generale a quota capitaria e dottori ad ore (le ex “guardie mediche”), con la conseguente definizione di una graduatoria per “digerire” punteggi e caratteristiche professionali diverse.

Ma il dado è tratto e la mini-rivoluzione sul territorio, se non a portata di mano, è almeno più vicina. Perno del sistema sono le Aft, le aggregazioni funzionali territoriali - bacino di utenza non superiore a 30mila abitanti - di cui fanno parte medici di famiglia, ex “guardie”, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali. La regola è offrire continuità assistenziale “h16”, e cioè dalle 8 alle 20 nei giorni feriali, dal lunedì al venerdì, con l’integrazione tra le 20 e le 24 delle ex guardie mediche. Che copriranno anche il sabato e i festivi, questa volta dalle 8 di mattina alle 8 di sera. Dalle 24 alle 8 di mattina, l’assistenza è invece delegata al servizio di emergenza 118. «Una staffetta che consente al paziente di avere più medici disponibili durante la giornata - spiega Giacomo Milillo, segretario nazionale Fimmg, il principale sindacato dei medici di famiglia - coprendo anche le fasce orarie dalle 8 alle 10 del mattino o del primo pomeriggio, oggi sguarnite. E che generano intasamenti nei pronto soccorso, a discapito di chi ha una vera emergenza».

La continuità non è solo un fatto di ore “coperte”: a regime, sulla base dei dati epidemiologici, i distretti - che sono il terminale dell’Asl sul territorio - programmeranno i percorsi diagnostico-terapeutici ottimali per le malattie croniche più diffuse. Ogni paziente diabetico, per fare un esempio, sarà inserito in un iter che, a partire dalla Aft, lo introdurrà ai servizi offerti dai poliambulatori multispecialistici (le Uccp) o ai centri diagnostici più appropriati sul territorio. Realtà che in qualche regione già esistono ma che sono ancora “a macchia di leopardo” sul territorio nazionale. Almeno in teoria, non saremo più costretti ad andare a caccia della prestazione con la ricetta rossa del medico in mano e la prospettiva di lunghe code ai Cup, ma saremo inseriti in percorsi virtuosi, per la salute e per i costi.

Capitolo a parte, le cure all’infanzia: i pediatri di libera scelta - tenuti alla continuità “h12” - dovranno applicare Livelli essenziali di assistenza per bambini, tutti da definire. Passaggio necessario per affrontare emergenze come l’obesità infantile, fattore di rischio per molte patologie dell’adulto.

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