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Commercialisti: «Valutazioni economiche strategiche per la professione»

La specializzazione nella materia è ancora limitata, ma per la stragrande maggioranza dei commercialisti italiani (95%) le valutazioni economiche sono comunque già parte integrante della loro attività professionale.

È il dato principale che emerge da una indagine realizzata da Consiglio e Fondazione nazionali dei commercialisti, su un campione di quasi 1.300 iscritti alla categoria. Un questionario orientato a definire il ruolo, le peculiarità e le esigenze dei commercialisti in relazione all'ambito delle “valutazioni economiche” nel loro insieme. Non solo, dunque, a quelle d'azienda, bensì a tutti i processi di valutazione, come, per esempio, le valutazioni di titoli, le valutazioni immobiliari e degli strumenti finanziari, le stime di patrimoni in genere, nonché le valutazioni per il bilancio.Circa l'8% degli intervistati è specializzato nelle valutazioni.

Circa uno su quattro dei commercialisti considera invece le valutazioni la propria attività principale, dedicando più della metà del proprio tempo professionale a questa materia. Sono questi i soggetti che possono essere di fatto giudicati i commercialisti specializzati nel campo delle valutazioni. Gli appartenenti a questo segmento dei rispondenti afferisce in misura superiore alla media dei rispondenti a studi mono-personali (o aventi struttura molto ridotta) oppure a studi di grandi dimensioni. Un dato che porta a ritenere che le fasce di specializzazioni si sviluppino maggiormente in studi appositamente dedicati all'attività valutativa, con dimensioni tali da consentire (o richiedere) a soggetti specifici di dedicarsi a settori professionali più di “nicchia”.

Nella generalità dei casi, la valutazione risulta come una funzione professionale svolta in contesti più ampi. In particolare, le valutazioni, intese soprattutto come business valuation, appaiono perlopiù eseguite nel corso di operazioni straordinarie.

Per quanto concerne, specificamente, le business valuation, la categoria appare dedicata alla valutazione delle Pmi, dal momento che - come evidenziato nell'indagine - circa il 70% dei rispondenti che hanno esperienza di valutazione d'azienda ha affermato di essere solito valutare micro aziende (intese come aziende con meno di 10 dipendenti). Altro dato che emerge con chiarezza dalle risposte al questionario è che la categoria segue le best practice di settore, ma deve ancora adattare il proprio comportamento ai nuovi Piv (principi italiani di valutazione), i quali plausibilmente col tempo diverranno più applicati, dal momento che la grande parte dei rispondenti ritiene di utilità per la valutazione i principi generalmente riconosciuti e che i Piv devono ancora essere diffusi e conosciuti sul territorio nazionale.

“Il consiglio nazionale dei Commercialisti – afferma il suo presidente, Gerardo Longobardi - è fortemente impegnato nell'ambito tematico delle valutazioni economiche. Questa indagine dimostra come esse rivestano già oggi un importante ruolo nello svolgimento della professione, sia per frequenza degli incarichi, che per la loro importanza economica. Per questo il nostro Consiglio sostiene e promuove il miglioramento della qualità delle valutazioni, sia direttamente - per mezzo della commissione per la Valutazione d'azienda - sia tramite il supporto tanto nei confronti dello standard setter italiano in fatto di “principi di valutazione”, la fondazione Organismo italiano di valutazione, che dell'International valuation standards council”.

La centralità crescente delle valutazioni economiche tra le attività professionali dei commercialisti viene sottolineata anche dal presidente della Fondazione nazionale di categoria, Giorgio Sganga, il quale ricorda come “Il questionario prova a delineare per la prima volta in modo puntuale sia il ruolo delle valutazioni nell'attività professionale del commercialista, sia il profilo del commercialista valutatore. Uno stato dell'arte che è un elemento informativo prezioso in quanto aiuta a comprendere le principali esigenze professionali dei colleghi. Tra gli aspetti che mi pare opportuno sottolineare, da questo punto di vista, vi è la richiesta rivolta dagli intervistati ai vertici della categoria di quello che definirei “un orientamento alla materia”. Un piano sul quale Fondazione e Consiglio nazionale sono già molto impegnati e sempre più lo saranno”.

Si tratta di un aspetto sul quale insistono anche i consiglieri nazionali delegati alla materia, Andrea Foschi e Raffaele Marcello. “Dalle risposte al questionario – affermano - emerge con chiarezza come i nostri colleghi attendano dal Consiglio nazionale un supporto operativo per l'adozione delle migliori prassi di settore. Non vi è dubbio che, in questo contesto, la maggiore attenzione della categoria ricada sui temi che toccano più da vicino la professione come la valutazione delle Pmi, le valutazioni legali e le valutazioni ai fini fiscali. Sono ambiti professionali sui quali investire ulteriori energie. Da questo punto di vista, credo sia da sfruttare al meglio l'opportunità fornitaci dalla nascita delle nostre scuole di alta formazione (Saf)”.

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