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Lavoro, entro fine anno l’assegno di ricollocazione

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La riforma dei centri per l’impiego

Lavoro, entro fine anno l’assegno di ricollocazione

«Costruire la macchina che dovrà coordinare le politiche attive per il lavoro è complicato. Da un lato, per la struttura, ci sono numerosi passaggi tra un’autorità e l’altra, ad esempio per i trasferimenti del personale.

Dall’altro è cruciale l’infrastruttura informatica che significa mettere in rete le amministrazioni, ministero del Lavoro, Regioni, Inps, Inail». Maurizio Del Conte, presidente dell’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive, commenta le difficoltà e i ritardi per la nascita della cabina di regia del mercato del lavoro prevista dal Jobs Act con il decreto legislativo 150/2015. Ritardi che, in questi mesi, non hanno mancato di suscitare perplessità sulla riuscita del progetto.

In settimana si sono finalmente sbloccate alcune tessere per il funzionamento dell’Agenzia. È stato nominato il direttore generale - Salvatore Pirrone, finora responsabile della direzione generale per le Politiche attive del ministero del Lavoro - e le Regioni hanno individuato il loro rappresentante nel cda, si tratta di Gianna Pentenero, assessore al Lavoro del Piemonte, un politico e non un tecnico, come forse sarebbe stato naturale.‎ Riempite queste caselle, il ministero del Lavoro deve nominare il suo rappresentante. Mancano poi, tra gli altri, i decreti per il trasferimento all’Anpal del personale e delle risorse strumentali (che avrebbero dovuto essere emanati entro novembre 2015).

‎Insomma, emerge la difficoltà del percorso delineato dal decreto legislativo 150 che, secondo Del Conte, vanno ascritte, in parte, all’assetto istituzionale: l’Anpal nasce in un quadro di competenze concorrenti tra Stato e Regioni ma, con la modifica della Costituzione, sarà uno strumento-chiave nella centralizzazione delle competenze.

In attesa che siano compiuti tutti i passaggi amministrativi per conferire all’Anpal le risorse per funzionare, si sta lavorando al sistema informativo delle politiche attive, che conterrà il censimento di coloro che ricevono gli ammortizzatori sociali e monitorerà l'accompagnamento verso la ricollocazione.

«Senza la banca dati unitaria - spiega Del Conte - non possiamo operare. Non si tratta solo di collegare e di far parlare i segmenti informatici delle varie amministrazioni. In questo ambito il punto di partenza è l’interconnessione che si è costruita per Garanzia giovani.

La questione delicata è capire quali dati devono viaggiare su questa autostrada comune e come entrano, quali sono le implicazioni e le prescrizioni relative alla privacy; infine come vanno ripulite le informazioni, visto che in molti casi i database sono ad accumulo». Fin qui il punto su struttura e infrastruttura dell’Anpal.

Per far funzionare la rete che deve attuare le politiche attive, occorrono però le regole per gli operatori pubblici e privati.

Le regioni hanno stipulato le convenzioni con il ministero del Lavoro per la gestione dei servizi per il lavoro e per le politiche attive: i centri per l’impiego costituiscono i punti di contatto sul territorio che devono stipulare il patto di servizio personalizzato con i lavoratori che hanno perso l’occupazione e che devono essere avviati verso un percorso di riqualificazione, aggiornamento e reinserimento.

A questo proposito il ministero del Lavoro può definire i tempi per la convocazione degli utenti. «I centri per l’impiego - anticipa Del Conte - saranno liberati da una serie di compiti ceritificatori e il personale sarà riqualificato con l’aiuto di Italia lavoro».

Rispetto agli operatori privati è già stata elaborata, insieme con le Regioni, una bozza di decreto per l’accreditamento. Il sistema delineato dal decreto legislativo 150 mette in primo piano, implicitamente, i centri per l’impiego, cui spetta definire il patto di servizio.

Tuttavia, «il coinvolgimento dei privati nella ricollocazione - afferma Del Conte - rappresenta una sfida epocale. I criteri di accreditamento si focalizzeranno su requisiti di competenza e solidità anche patrimoniale, ma senza indulgere in formalismi. Cercheremo anche di promuovere la presenza dei privati nelle aree dove il mercato del lavoro è meno sviluppato». L’entità dell’assegno di ricollocazione‎ per i titolari di disoccupazione sarà proporzionale alla difficoltà di reimpiego sia per il profilo personale (titolo di studio, competenze eccetera), sia per la zona geografica di residenza.

L’assegno potrà essere speso sia presso il pubblico, sia presso i privati. Nel scegliere a chi rivolgersi, il disoccupato potrà avvalersi di una «specie di pagella stilata sui risultati e sulle performance. In questo modo - dice Del Conte - ha senso la liberta di scelta». Per completare il sistema occorre pazienza. L'obiettivo e la speranza? «Entro fine anno».

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