Norme & Tributi

Il Tar boccia il costo dei permessi di soggiorno: 80 euro sono troppi

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Il Tar boccia il costo dei permessi di soggiorno: 80 euro sono troppi

È annullato il decreto ministeriale con il quale nel 2011 è stata adottata la nuova normativa sui permessi di soggiorno, nella parte in cui ha stabilito che per il rilascio degli stessi debba essere pagato un contributo variabile tra gli 80 e i 200 euro, rispetto alla precedente cifra inferiore.

L'ha deciso il Tar del Lazio con una sentenza con la quale ha accolto un ricorso proposto dalla Cgil e dal patronato Inca.

Il decreto contestato fissava oneri contributivi per il rilascio dei permessi, istituendo anche un Fondo rimpatri nel quale far confluire la metà del gettito conseguito e i contributi eventualmente disposti dall'Unione europea, stabilendo che la quota residua fosse assegnata al ministero dell'Interno per gli oneri connessi alle attività istruttorie inerenti al rilascio e al rinnovo dei permessi.

Nel maggio 2014 il Tar del Lazio portò la questione della contribuzione per il rinnovo dei permessi di soggiorno dinanzi alla Corte di Giustizia Europea alla quale chiese di decidere se il contributo previsto in Italia fosse legittimo alla luce dei principi fissati in sede comunitaria.

E la Corte di Giustizia decise che l'imposizione del contributo come stabilito fosse “sproporzionato” e “atto a creare un ostacolo all'esercizio dei diritti conferiti” dalla direttiva del Consiglio sulla questione.

Il Tar, con la sentenza di oggi, ha ritenuto che “il Collegio non può che prendere atto della pronuncia della Corte europea e procedere - secondo i consolidati principi - alla disapplicazione della normativa nazionale che impone ai cittadini di paesi terzi che chiedono il rilascio o il rinnovo di un permesso di soggiorno nello Stato membro considerato di pagare un contributo di importo variabile tra 80 euro e 200 euro, per contrasto con la normativa di fonte comunitaria”.

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