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Budget ministeri, più poteri al premier Renzi: debito stabile

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ANALISI

Budget ministeri, più poteri al premier Renzi: debito stabile

Matteo Renzi
Matteo Renzi

Più poteri al presidente del Consiglio nel coordinamento della finanza pubblica. E, in particolare, sulla ricalibratura dei budget dei ministeri che sforano in corso d’anno sui quali si rafforza anche la “vigilanza” del ministero dell’Economia. A “irrobustire” il ruolo del premier anche con una ricaduta sullo sviluppo della manovra è un emendamento approvato ieri dalla commissione Bilancio della Camera alla riforma della legge di Stabilità e del Bilancio dello Stato. Che, oltre all’unificazione in unico testo di legge di Stabilite e Bilancio, prevede, tra l’altro, lo stop al ricorso alle clausole di salvaguardia. E rende obbligatoria e permanente la spending review. Il provvedimento da martedì sarà in Aula a Montecitorio per ottenere il via libera e poi passare al Senato per l’approvazione definitiva. Con l’obiettivo di ottenere il sì finale entro luglio. Il correttivo approvato ieri è stato presentato dal presidente della stessa commissione Bilancio, Francesco Boccia (Pd), che è anche relatore e primo firmatario del provvedimento.

Un ruolo rafforzato sul versante della finanza pubblica, dunque, per Matteo Renzi. Che ieri ha ribadito con forza che il debito pubblico «ha smesso di crescere rispetto al Pil». Un’affermazione giunta dopo la divulgazione dei nuovi dati riportati nel supplemento al Bollettino statistico di Bankitalia, che ha registrato il nuovo record del debito delle amministrazioni pubbliche: ad aprile è salito di 2,145 miliardi raggiungendo il nuovo massimo storico di 2.230,845 miliardi di euro.

«Il debito pubblico - ha detto Renzi - si misura sulla base del Pil. L’ammontare complessivo va sempre aumentando ma valuti se sale o no, rispetto alla crescita. È un principio di buon senso», ha proseguito il premier sottolineando che «negli anni della crisi» il debito «è aumentato in maniera impressionante, da quando ci siamo noi si è stabilizzato».

Tornando alla riforma del bilancio, che manderà in pensione la legge di Stabilità nell’attuale versione, il testo rafforza gli strumenti di controllo del Bilancio in corso d’opera anche attraverso un capillare monitoraggio del ministero dell’Economia sui budget dei singoli dicasteri. Monitoraggio rafforzato dall’emendamento Boccia approvato ieri. Il correttivo prevede che se nel corso dell’anno dal monitoraggio emerge uno scostamento dalle previsioni, il Mef, «sentito il ministero competente», provvede a spostare le risorse da un capitolo all’altro dello stesso dicastero. Nel caso in cui gli stanziamenti del ministero sotto “vigilanza” si rivelassero insufficienti a coprire i nuovi oneri, sarà Palazzo Chigi, grazie ai nuovi poteri, a intervenire direttamente.

In particolare, su proposta del Mef, il presidente del Consiglio, «previa delibera del Consiglio dei ministri», potrà emanare un proprio decreto per provvedere alla «riduzione degli stanziamenti iscritti negli stati di previsione della spesa nel rispetto dei vincoli di spesa». Una funzione che avvicina maggiormente il titolare di Palazzo Chigi alle guide di governi con premierato “forte”.

L’Italia adotta una regolazione in uso ad altri Paesi europei anche per l’introduzione dell’Indice di benessere equo e solidale (Bes) e del Bilancio di genere. Nel primo caso nasce un Comitato che dovrà definire questo Indice (ambiente, sociale, e via dicendo) così da misurare l’impatto delle politiche sul benessere reale. Su questo punto il Parlamento sarà chiamato ad approvare una risoluzione tutti gli anni nel mese di febbraio in modo da dare indicazioni al governo per le future politiche. Sul versante del Bilancio di genere il provvedimento prevede che il Tesoro invii alle Camere una relazione per misurare l’impatto delle politiche fiscali sul superamento del gap tra generi.

Tra i pilastri portanti della riforma del Bilancio, anche quello che rende permanente e obbligatoria la spending review, con una nuova tabella di marcia che obbligherà i ministeri a fissare gli obiettivi di revisione della spesa già in primavera eliminando il vecchio rito dell’estenuante trattativa autunnale in prossimità del varo della “Stabilità”.

«Un solo provvedimento anziché due decreti: il nuovo Bilancio dello Stato sarà snello semplice e moderno», sottolinea Boccia. Che, nel commentare il sì della Commissione al testo, aggiunge: «Scompaiono le misure localistiche e micro-settoriali che caratterizzavano le maratone notturne. D’ora in poi, la legge di Stabilità sarà infatti composta solo da misure macroeconomiche».

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