Norme & Tributi

Per aiutare l’azienda in crisi: semplificazione, detassazione e…

  • Abbonati
  • Accedi
FESTIVAL DEL LAVORO

Per aiutare l’azienda in crisi: semplificazione, detassazione e aiuto alla formazione

Settima edizione del Festival del Lavoro, organizzato dal Consiglio nazionale dellOrdine dei Consulenti del Lavoro e dalla Fondazione Studi, presso il Centro Congressi Angelicum della Pontificia Università S. Tommaso DAquino, Roma (Ansa)
Settima edizione del Festival del Lavoro, organizzato dal Consiglio nazionale dellOrdine dei Consulenti del Lavoro e dalla Fondazione Studi, presso il Centro Congressi Angelicum della Pontificia Università S. Tommaso DAquino, Roma (Ansa)

Semplificazione, detassazione, sostegno nella formazione. Sono, queste, alcune delle ricette proposte in un dibattito sullo stato degli aiuti forniti dallo Stato alle aziende in crisi, e in particolare quelle piccole, organizzato nell'ambito della seconda giornata del Festival del lavoro.

Lo stato dell’arte sulla (difficile) situazione delle micro e piccole imprese è stato rappresentato da Maria Pia Camusi, direttrice di Rete Imprese Italia, secondo la quale «nel 2015 sono state chiuse circa 120mila imprese, con una perdita di Pil di 120 miliardi. Pochi aiuti sono arrivati dall’export, che per le realtà più piccole è diminuito, mentre il costo del lavoro, ridotto grazie al taglio dell’Irap, non è bastato a far riprendere competitività per la caduta della domanda interna e aggregata. A questo punto quello che noi chiediamo allo Stato – ha concluso Camusi - è un piano di azione dedicato alle micro e piccole imprese con valenza anche sul piano dell'orientamento formativo in materia di digitalizzazione e innovazione».

Un punto di vista su cui ha concordato anche Massimo Amorosini, direttore generali Confapi, il quale ha auspicato «iniziative non più sporadiche, ma un piano di sviluppo di periodo medio-lungo. Pensiamo alla banca pubblica di investimento francese – ha precisato -: un modello che potrebbe essere replicabile».
Sugli strumenti per uscire dalla crisi si sono soffermati i rappresentanti del mondo politico. Il senatore Gaetano Quagliariello ha chiesto che vengano fatte scelte precise: «Tra puntare sull’aumento dei consumi e il sostegno alle imprese, tra investire sul taglio dell’Irap o sul bonus di 80 euro - ha sostenuto - io penso che vada percorsa la seconda strada. Altra contraddizione, mi sembra poi che ci sia una sorta di geometria variabile tra interventi di liberalizzazione e altri ultra statalisti, come nel caso di cassa depositi e prestiti. Credo, ancora, che nella crisi venga dato più sostegno alla grande impresa rispetto alle piccole, più esposte sul fronte della globalizzazione, e che manchi infine una politica per il Mezzogiorno, visto che non possiamo pensare di far crescere ancora di più zone già all’avanguardia a livello europeo».

Per il deputato Carlo Dell'Aringa sia il Jobs Act, sia la decontribuzione hanno permesso alle imprese di assumere, animando un circuito virtuoso per l'aumento dei consumi, ma le politiche del lavoro possono risolvere fino ad un certo punto il problema dell'economia che non riparte e costringe a le aziende a tagliare per la mancanza di produttività ed efficienza. “In Italia – ha evidenziato Dell'Aringa – esiste un grosso divario tra imprese che hanno vinto la sfida della competitività e molte altre che vanno aiutate con servizi pubblici più efficienti. Su questo fronte qualcosa è già stato fatto, come l'abbattimento dell'arretrato nella giustizia, ma molto altro si deve fare. Rispetto alle scelte passate – ha concluso - credo che oggi di fronte ai grossi problemi dell'industria ci debba essere più attività di governo”.

Secondo il vicepresidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, Vincenzo Silvestri, l'eccesso di legiferazione resta un insostenibile fardello sul fronte della competitività. “L'Italia - ha chiarito Silvestri - non si può semplificare per l'eccesso di legiferazione, si pensi solo al fatto che il Jobs Act rappresenta la quinta riforma del lavoro negli ultimi 20 anni. Semplificare dovrebbe significare andare in sottrazione”.
Concordando con quanto detto da Silvestri, anche per Moretti “un grande problema è che in Italia ci sia un corpo di leggi che è impossibile interpretare anche con i migliori avvocati, figlio anche di un sistema bicamerale folle che non mantiene la duplicazione per giustificare l'esistente. Qui le leggi si fanno sulla base di un principio suicida: lo stato legifera sempre pensando che suoi funzionari siamo ladri e aumenta castello burocratico. Bisogna invece tornare a fare le cose semplici”.

Il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, ha messo in guardia sulla ricerca di soluzione estemporanee, chiarendo quale sia stato finora l'impegno del Governo. «Il dibattito – ha sottolineato - non è tra chi pensa che il nostro Paese sia un bengodi e chi pensa sia tutto da rifare, si tratta piuttosto di chiedersi: qual è stato il momento più cupo? Per me è stata la fine del 2014, con il terzo anno consecutivo di recessione a bocce ferme e senza sapere il perché. Ora abbiamo raggiunto il punto di svolta, per cui attenzione a drammatizzare se diventa solo un'occasione per cancellare i cambiamenti del Paese. Quanto alla semplificazione, serve un'operazione strutturale e più lenta che si chiama riforma della Pubblica amministrazione, la quale cambierà tutto, un'operazione che prenderà tempo ma grazie a cui si andrà molto più lontano rispetto al passato».

© Riproduzione riservata