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Professionisti all’esame dei fondi europei

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Professionisti all’esame dei fondi europei


Nei primi giorni seguenti l’attivazione, avvenuta a fine maggio, si è verificata una vera e propria ondata di richieste di informazioni, poi il flusso si è ridotto, ma si è ampiamente superata quota 1.400 e l’agenda dei colloqui ora è completa fino al termine di settembre, tanto probabilmente verrà implementata una funzione per mettersi in lista d’attesa. Oltre a ciò si contano 6.500 registrazioni per l’accesso alla pagina web in cui vengono pubblicati i bandi regionali.

Nella maggior parte dei casi sono stati i giovani a muoversi (60% del totale delle richieste), mentre per quanto riguarda le professioni prevalgono quelle sanitarie, dove le spese da sostenere per le attrezzature sono più consistenti. I numeri registrati dallo sportello attivato dal Comitato unitario professioni (Cup) per supportare i professionisti nell’accesso ai finanziamenti europei sono la migliore conferma dell’interesse su questo fronte.

Del resto il settore attendeva da tempo il via libero all’accesso ai fondi strutturali dell’Ue, al pari di quanto possono fare gli imprenditori. Con la legge di Stabilità 2016 sono stati superati tutti i dubbi, dopo un percorso iniziato nel 2003, ma prima mai arrivato a completamento. Recependo una raccomandazione europea del 2013, il legislatore ha chiarito a livello nazionale che i professionisti sono equiparati alle imprese per i finanziamenti, mentre nel recente passato ciò avveniva solo in alcune regioni, perché negli altri casi si richiedeva per esempio l’iscrizione alla Camera di commercio, requisito che di fatto escludeva i professionisti. Per il periodo 2014-2020 il budget complessivo ammonta a 31,1 miliardi di euro per opera dell’Ue e 20 miliardi di cofinanziamento italiano.

C’è da sperare che questa sia la volta buona, e che a un quadro regolatorio definito, faccia riscontro non solo l’interesse, ma l’attivazione effettiva dei professionisti. In linea generale l’Italia non brilla per capacità di utilizzo dei fondi europei, in parte perché bandi e procedure che vengono messi a punto rendono complicato il percorso, in parte perché non c’è adeguata attenzione da parte dei potenziali interessati.

E se da un lato c’è soddisfazione per il risultato raggiunto, dall’altra Marina Calderone, presidente del Cup, in occasione del Festival del lavoro che si è svolto dal 30 giugno al 2 luglio a Roma, ha evidenziato la necessità di un cambiamento culturale. «Dobbiamo iniziare a imparare a usare le risorse che vengono messe a disposizione – ha affermato - è un problema di tutto il Paese. L’attività di sensibilizzazione dei professionisti all’utilizzo dei fondi comunitari è strategica perché, in un mondo che cambia pelle e vede entrare i giovani, dobbiamo dare gli strumenti per rimanere sul mercato dopo l’accesso alla professione . È una battaglia culturale, la conoscenza e la condivisione delle opportunità possono fare la differenza».

E la differenza rispetto anche al recente passato è proprio auspicabile perché, come ha ricordato Calderone, l’operazione microcredito ha visto una scarsissima richiesta da parte dei professionisti «forse perché devono superare la ritrosia che accedere a un programma di finanziamento significa manifestare una condizione di disagio».

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