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Pensioni povere tra previdenza e assistenza

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Pensioni povere tra previdenza e assistenza

Nel 2015, su 15,6 milioni di pensionati, quasi 6 milioni hanno percepito un reddito da pensioni inferiore a 1.000 euro. A questo dato, contenuto nel quindicesimo rapporto annuale dell’Inps, è stata molta evidenza, come in passato, per sottolineare l’inadeguatezza degli assegni previdenziali su cui possono contare le persone che si sono ritirate dal lavoro.

Più precisamente 1,6 milioni di pensionati riceve meno di 500 euro al mese (importo calcolato dividendo per 12 il totale annuale) e 4,2 milioni stanno nella fascia tra 500 e 999,99 euro, quindi complessivamente il 38% dei pensionati Inps, inclusi quelli delle gestioni statali, dello spettacolo e dello sport, riceve meno di mille euro. Sopra questa soglia si trova un 22% che incassa tra 1.000 e 1.499,99 euro, e un altro 18,1% che arriva fino a 1.999,99 euro. Infine un ultimo 21,9% può contare su redditi superiori a 2.000 euro. In questi importi rientrano gli assegni erogati dall'Inps, di diversa natura, nonché le prestazioni di tipo complementare e integrativo, quelle assistenziali e le rendite di tipo indennitario.


Certo, mille euro lordi al mese non sono molti e meno di 500 non consentono di far fronte alle necessità minime. Tuttavia oltre agli importi vanno considerate le tipologie di prestazioni che corrispondono a queste somme, perché gran parte degli assegni staccati dall'Inps non hanno natura previdenziale (cioè non corrispondono ai contributi versati durante l'attività lavorativa), ma assistenziale e quindi non sono correlati a quanto effettivamente versato.

Questa differenza viene periodicamente evidenziata, anche al fine di valutare la sostenibilità del sistema pensionistico italiano. In base a una tabella contenuta nel rapporto Inps si vede come quasi 1,6 milioni di persone sia titolare di una prestazione assistenziale e in tal caso il reddito pensionistico medio ammonta a 539,43 euro. L'altra categoria di trattamento che ha un importo sotto i mille euro è quella dei “superstiti”, che si ferma a 963,28 euro. Le pensioni per gli invalidi salgono a 1.212,23 euro, mentre le vere e proprie pensioni di vecchiaia o anticipate hanno un importo medi di 1.638,30 euro, ma sono solo il 53,5% del totale.
Anche cambiando fonte, i numeri complessivi non variano di molto. In base al terzo rapporto di Itinerari previdenziali, elaborato su dati del 2014, poco meno del 52% dei pensionati beneficia di prestazioni assistenziali e integrazioni al minimo.


Purtroppo il rapporto Inps non contiene un prospetto con le singole classi di importo per ogni categoria di pensione. Probabilmente ci sono anche pensioni di vecchiaia sotto i mille euro: rientrano ampiamente in questa categoria gli assegni della gestione sperata dell’Inps, basata tutta sul sistema contributivo, che vede ad oggi un importo medio mensile di 165 euro a fronte comunque di montanti contributivi non elevati. Inoltre, come si è visto, ci sono redditi assistenziali sopra i 500 euro, ma è evidente che l'espressione “pensioni povere” va messa in correlazione con la tipologia delle stesse e quindi anche con i contributi effettivamente versati. Nel secondo caso, se a fronte di molti contributi versati si riceve poco, c'è un problema di efficienza e di adeguatezza del sistema. Nel primo caso, se l'assegno è insufficiente, si deve tener conto che è alimentato dalla fiscalità generale e quindi per aumentarlo si devono recuperare nuove risorse.

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