Norme & Tributi

Multinazionali, stretta sull’elusione

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lotta all’evasione

Multinazionali, stretta sull’elusione

(Imagoeconomica)
(Imagoeconomica)

Via libera dell’Ecofin alle nuove norme sull’elusione delle imposte delle multinazionali. Ieri il Consiglio europeo ha approvato la direttiva che era parte del pacchetto “fiscalità” del gennaio scorso e che recepisce nella sostanza le raccomandazioni dell’Ocse dello scorso anno sul tema Beps (Base erosion profit shifting).

Le nuove norme, che gli stati membri dell’Unione europea dovranno adottare entro il 31 dicembre del 2018 - a meno che abbiano già in vigore regole equivalenti - toccano cinque ambiti, le classiche via di fuga scelte dai gruppi per abbattere il carico fiscale senza violare formalmente - almeno ad oggi - alcuna legge nazionale.

Il primo punto di intervento della direttiva riguarda lo spostamento dei debiti in giurisdizioni dove vigono norme più “generose” in materia di deducibilità. Questa azione, classificata come «limiti sugli interessi», punta a scoraggiare la pratica di delocalizzazione del debito, limitando l’importo annuale degli interessi che il contribuente è autorizzato a dedurre.

Corollario di questa prima tappa è la cosidetta «imposizione in uscita», una tassa per i gruppi che decidono di trasferirsi (o di trasferire semplicemente i profitti) in uno stato a fiscalità più “comprensiva”.

Ancora, le azioni dell’Ecofin riportano alle Cfc, le società controllate estere, veicolo frequentemente utilizzato per drenare utili in giurisdizioni a bassa fiscalità. Questa manovra prevede che i paesi membri possano riattribuire i redditi scaricati sulla Cfc alla società madre, annullando il beneficio fiscale ottenuto mediante il veicolo transnazionale. Il quarto punto della direttiva tocca il capitolo delle doppie deduzioni, che verranno impedite con una norma ad hoc sui cosidetti disallineamenti da ibridi: lo scopo è impedire di scegliere la normativa più conveniente tra quelle dove è operativo il gruppo interessato. Infine, il quinto settore di intervento è la disciplina dell’antiabuso, una clausola generale mirata a chiudere i buchi che possono esistere nelle specifiche norme antiabuso dei vari paesi membri.

La direttiva risolve anche il disallineamento tra i paesi dell’area comunitaria, sei dei quali non fanno parte dell’Ocse: l’Ue dovrà coordinare l’attuazione dell’intervento - fortemente ispirato dall’organizzazione con sede a Parigi - in tutta l’area, senza eccezioni.

Quanto all’attuazione, il comunicato finale del Consiglio europeo stabilisce che gli stati membri avranno tempo fino al 31 dicembre 2018 per recepire la direttiva Ecofin nelle disposizioni legislative e regolamentari nazionali, ad eccezione delle norme sull’imposizione in uscita, per le quali avranno tempo fino al 31 dicembre 2019. Gli stati membri che già hanno in vigore norme equivalenti a quelle sui limiti sugli interessi possono applicarle fino a quando l’Ocse non avrà raggiunto un accordo su una norma minima o comunque al più tardi fino al 1º gennaio 2024.

«La nuova direttiva intende salvaguardare le basi imponibili nazionali per l’imposta sulle società dalle pratiche di pianificazione fiscale aggressiva che colpiscono direttamente il funzionamento del mercato interno», ha detto il ministro slovacco delle finanze e presidente di turno dell’Ecofin, Peter Kažimír, ed ha aggiunto che «l’approdo di oggi rappresenta un passo importante e che dimostra anche che riteniamo che la lotta contro le pratiche elusive sia non solo una nostra priorità comune, ma anche un nostro impegno comune».

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