Norme & Tributi

Comuni, più spazio alle assunzioni

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pubblica amministrazione

Comuni, più spazio alle assunzioni

Più assunzioni nei piccoli Comuni che hanno organici ridotti e negli enti locali dei territori dove la ricollocazione degli esuberi delle Province è quasi compiuta, piano straordinario di reclutamento per gli insegnanti e gli educatori degli asili nido e per i vigili del fuoco, ma anche riapertura delle rate per i debiti fiscali, riscossione coattiva estesa alle multe per chi sale in autobus senza biglietto, soluzione ponte per le concessioni balneari “condannate” dall’Europa, aiuti vari alle zone terremotate e nuovi interventi sulle fondazioni liriche.

Ultimo treno normativo prima dell’estate, il decreto legge enti locali che ieri a Montecitorio ha fatto incassare la 57esima fiducia al governo Renzi ed è stato approvato con 271 voti favorevoli, 109 contrari e due astenuti si è trasformato nel più classico dei decreti omnibus, che spaziano a tutto campo con una raffica di interventi grandi e piccoli impossibili da ricondurre a un quadro unitario. Ora il provvedimento passa al Senato dove, numeri permettendo, si punta a un passaggio blindato perché mancano i tempi per una terza lettura.

Un filo rosso si incontra sul reclutamento di nuovo personale pubblico. Anni di stretta al turn over e blocchi delle assunzioni hanno moltiplicato le aree di sofferenza, la finanza pubblica non permette una riapertura a tutto campo e allora il decreto interviene con una serie di regole settoriali. Viene cancellato l’obbligo di ridurre progressivamente l’incidenza della spesa di personale sulle uscite correnti; gli spazi di turn over si triplicano, dal 25 al 75%, nei Comuni fra mille e 10mila abitanti che in rapporto alla popolazione abbiano organici più leggeri di quelli fissati per gli enti in dissesto, a tutti i Comuni frutto di fusione vengono estese le deroghe già previste dalla manovra 2015 per i soli casi in cui la spesa di personale fosse inferiore al 30% delle uscite correnti, mentre si riaprono le assunzioni negli enti locali delle Regioni in cui sia stato ricollocato almeno il 90% degli esuberi delle Province.

I dirigenti a contratto escono dai calcoli per il tetto di spesa dei contratti a termine, in cui erano rientrati a seguito di una pronuncia della Corte dei conti, mentre il piano straordinario delle assunzioni negli asili nido, già scritto nel decreto originario, con la legge di conversione si estende anche ai Comuni che hanno sforato il Patto nel 2015. Su questo capitolo l’Anci esprime una «soddisfazione parziale» perché, come sottolinea Umberto Di Primio, sindaco di Chieti e delegato dell’Associazione al personale, «l’accoglimento di alcuni nostri emendamenti è la dimostrazione ulteriore che serve una riforma strutturale per ridare autonomia ai Comuni». Fra gli interventi chiesti dagli amministratori, sottolinea Massimo Castelli che per l’Anci segue i piccoli Comuni, c’è anche «l’estensione fino a 5mila abitanti del turn over al 100% oggi previsto solo per gli enti fino a mille residenti». Tra i nodi irrisolti c’è poi quello del salario accessorio bloccato in quasi tutte le Province e le Città metropolitane dallo sforamento del Patto 2015, perché l’emendamento sul punto è stato stralciato per problemi di copertura. Sui problemi delle Città metropolitane il coordinamento Anci guidato dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha chiesto «un incontro in tempi rapidi al Governo e alle Regioni per risolvere le questioni che sono rimaste sul tavolo», e anche la Cgil metterà oggi il tema al centro della mobilitazione sul pubblico impiego. La Corte dei conti, intanto, ieri ha certificato l’accordo che riduce da 11 a 4 i contratti nazionali della Pa.

Tra i tanti interventi del Dl spicca per valore assoluto la norma che traduce in pratica l’accordo con la Sicilia sulla nuova compartecipazione dei tributi erariali, e che riconosce all’Isola 500 milioni nel 2016, 1,4 miliardi nel 2017 e 1,685 nel 2018 in cambio del taglio del 3% della spesa corrente e dell’applicazione delle riforme nazionali su partecipate e dirigenti.

Nel caleidoscopio degli altri interventi, accanto alle misure su rateazioni fiscali e spiagge e ai 10 milioni per i famigliari delle vittime della tragedia ferroviaria pugliese va segnalata la sospensione fino a dicembre dell’aumento da 2,5 euro dei diritti d’imbarco per i passeggeri aeroportuali. «La sospensione - assicura Antonio Misiani (Pd), relatore del provvedimento - è il primo passo verso la cancellazione permanente degli aumenti, che sarà decisa con la legge di stabilità per aiutare la permanenza dei vettori low cost negli aeroporti italiani».

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