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Pensioni, verso un piano da 1,5 miliardi

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CANTIERE PREVIDENZA

Pensioni, verso un piano da 1,5 miliardi

Non più di un miliardo e mezzo. Almeno per ora. Sulla dote per il piano pensioni del Governo, dalle nuove flessibilità in uscita per i lavoratori alla 14esima rafforzata per le pensioni basse (o un’estensione della “no tax area” come alternativa), una decisione ufficiale ancora non è stata presa. I conti si faranno solo a settembre quando si sarà esaurito il confronto con i sindacati e soprattutto quando sarà più chiaro il nuovo quadro macroeconomico definito nella Nota di aggiornamento del Def che precederà il varo della manovra autunnale in cui è destinato a confluire il “pacchetto previdenza”. Ma già da alcune settimane i tecnici del Governo stanno affinando le varie opzioni sul tavolo con una sorta di tetto finanziario massimo da rispettare, appunto 1,5 miliardi di maggiore spesa previdenziale. Di cui solo 600 milioni sarebbero destinati al varo dell’Ape, l’anticipo pensionistico finanziato con un prestito bancario assicurato rimborsabile in vent’anni e gestito sotto la regìa dell’Inps. Il resto delle risorse andrebbe a finanziare le altre misure sul tavolo.

Gli interventi allo studio hanno due destinatari: chi deve andare in pensione e chi già lo è. Per questi ultimi si parla di un rafforzamento degli assegni più bassi in due modi. Quello più gettonato prevede una consistente estensione della platea dei beneficiari della 14esima mensilità, oggi limitata agli assegni mensili sotto i 750 euro circa, corrispondenti a 9.786 euro e 86 centesimi lordi l’anno, facendo salire quest’ultimo tetto a 12-13mila euro lordi l’anno. La platea interessata sarebbe intorno ai due milioni di pensionati in aggiunta a chi già beneficia della 14esima, ma potrebbero ridursi a circa 1,5 milioni nel caso in cui l’asticella venisse posizionata a 12mila euro lordi l’anno con un costo aggiuntivo attorno a 5-600 milioni.La seconda opzione in campo passerebbe invece per un’estensione ulteriore della “no tax area” dopo l’allargamento effettuato con l’ultima Stabilità.

Passando alla nuova flessibilità extra Ape, il primo canale che quasi certamente verrà attivato è quello dell’unificazione gratuita dei contributi versati in diverse gestioni dai lavoratori più mobili. Queste ricongiunzioni gratuite, riconosciute anche per la pensione anticipata e non più, come ora, solo per la vecchiaia, potrebbero interessare 70-80mila lavoratori l’anno, determinando una maggiore spesa per circa 50 milioni l’anno fino ad arrivare a 380-390 milioni strutturali dal 2027 in poi. L’assegno guadagnato per questa via sarebbe un pro-quota valorizzato con le regole contributive di ogni gestione. Si tratta di una misura caldeggiata anche dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, che l’aveva prevista nella sua proposta di correzione presentata lo scorso anno. Boeri aveva fatto il seguente esempio: un lavoratore con 35 anni di contributi al Fondo enti locali e 5 anni al Fondo pensioni lavoratori dipendenti andrebbe oggi in pensione con un assegno lordo di 1.900 euro pagando una ricongiunzione di 95mila euro. Con la cancellazione dell’onere la sua pensione si ridurrebbe a 1.800 euro.

Gli altri canali di uscita anticipata extra Ape riguardano i lavoratori precoci (chi ha lavorato prima dei 18 anni) e gli usuranti. Per i primi si punta al riconoscimento di un bonus contributivo per ogni anno di lavoro fatto prima della maggiore età con il vincolo, appunto, che si riconoscerebbe come precoce solo chi ha effettivamente lavorato almeno un anno (o due se si vuole ridurre la platea) prima dei 18. Difficile quantificare il numero degli interessati sui quali è in corso un’istruttoria tecnica. Per gli usuranti si lavora alla semplificazione dei requisiti attuali per aumentare i riconoscimenti senza allargare la platea. Per esempio, nel 2017 si può ottenere questo riconoscimento in caso di lavoro usurante per 7 anni sugli ultimi 10 di impiego compreso l’ultimo. Paletto che verrebbe cancellato. Sugli usuranti si ragiona anche sull’ipotesi di congelamento dell’aspettativa di vita.

Di tutte le misure in definizione si parlerà nel vertice Governo-sindacati annunciato per fine mese. Ieri il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha rinviato un suo giudizio sulle soluzioni che verranno adottate solo alla fine: «Ci sono tantissime cose allo studio siamo alle indiscrezioni per ora e i dettagli sono importanti». «In passato - ha aggiunto Boeri - sono state fatte misure estemporanee e parziali, mi auguro che questa volta non avvenga lo stesso».

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