Con la pubblicazione della circolare n. 34/E/16 il cerchio attorno al bonus investimenti al Sud si è chiuso.
Le domande, è vero, potevano essere presentate già dal 30 giugno scorso ma, sostanzialmente, il quadro complessivo della norma – se non altro perché costruita su di un canovaccio standardizzato, con l'esperienza delle edizioni passate dell'agevolazione – era già chiaro. Così, la pubblicazione della circolare avvenuta dopo il click day sembra non aver causato problemi ai soggetti beneficiari del provvedimento.
Resta, però, aperto il capitolo sull'opportunità dei criteri di distribuzione dei fondi (617 milioni annui fino al 2019, di cui 250 milioni per le Pmi).
È dall'epoca del Piano Giavazzi che ci si continua ad interrogare se la strada degli incentivi alle imprese rappresenti la formula migliore per fare da volano alla crescita del Paese, soprattutto in alcune aree.
Il rischio grosso, nel caso di specie, è che la formula dell'istanza telematica non garantisca quel necessario livello di selettività, che arrivi a premiare le sole iniziative più meritevoli.
Non è certo il concetto di “investimento iniziale” che consente di superare tale ostacolo, in quanto il rispetto di tale vincolo resta di difficile interpretazione, e non è chiaro chi sarà deputato al controllo.
A questo punto, parrebbe auspicabile che si puntasse maggiormente sulla formula adottata per il c.d. super-ammortamento, magari garantendo l'applicazione di un'extra-deduzione maggiore nelle aree in ritardo di sviluppo. Certo, tale soluzione non garantirebbe parimenti la selettività dell'aiuto, continuando a non assicurare l'attribuzione dell'incentivo alle iniziative più meritevoli; tuttavia, avrebbe il pregio di non scontentare nessuno e di avvicinarsi di più a quella idea di risparmio fiscale, che vede nell'abbassamento delle aliquote fiscali un obiettivo ormai ineludibile.
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