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Celentano-Mori, no al risarcimento se la critica alla vita privata…

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Celentano-Mori, no al risarcimento se la critica alla vita privata parte da fatti veri

(Agf)
(Agf)

Non è diffamante l'articolo con il quale il giornalista “smonta” l'immagine pubblica dei vip, rivelando le loro incoerenze, se il giornalista parte da fatti veri anche se opportunamente selezionati. La Corte di cassazione (sentenza 36838) respinge il ricorso della “coppia più bella del mondo”, Adriano Celentano e Claudia Mori, contro il giornalista che, in pezzo di critica e cronaca, aveva dipinto una realtà un po’ meno rosea basandosi su interviste fatte ai figli e su dichiarazioni dei diretti interessati rese in varie circostanze. Il redattore era finito in tribunale per l'articolo “ritratto di famiglia in un inferno” pubblicato da Panorama. Secondo la difesa a fare notizia erano stati solo gli aspetti più negativi del menage della celebre coppia della canzone italiana: il bacio dato dal molleggiato a un'attrice, la lite giudiziaria con un fotografo, uno spettacolo con poca audience, una beneficenza solo annunciata ecc.

Per la Cassazione però non c'è diffamazione. Per quanto riguarda il titolo offensivo i giudici ricordano che non ne risponde il giornalista che si limita ad inviare il pezzo poi titolato in redazione. Per il resto il cronista che parte da fatti reali è libero di selezionare le notizie per “confezionare” il suo articolo critico che non può però trasformarsi in un pretesto per aggredire la sfera morale della persona presa di mira. Nel caso esaminato i giudici negano che sia accaduto. Certo sono stati messi in evidenza dei comportamenti privati non del tutto in linea con i sermoni televisivi. Ma è stata rispettata la continenza del linguaggio e la realtà dei fatti. Del resto – sottolinea la Cassazione – anche un solo tradimento coniugale può essere sintomo di incoerenza come la lite con il fotoreporter la spia di una litigiosità secondo i motivi che l'hanno innescata. La Cassazione dice dunque no al risarcimento di 40mila euro che il Tribunale aveva riconosciuto in favore dell'interprete di “Azzurro” e della sua signora.

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