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Dati affidabili per superare gli studi di settore

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analisi

Dati affidabili per superare gli studi di settore

La politica del «cambia verso» in materia di lotta all'evasione fiscale inaugurata dall'agenzia delle Entrate ormai due anni fa e tradotta in norma con la legge di stabilità del 2015 cerca spazio anche per riformare gli studi di settore, ma per poter raggiungere gli scopi che si prefigge è necessario che i dati di riferimento siano oggettivi e pienamente affidabili. In effetti, la predetta politica che, come si ricorda, si basa su un radicale cambio di strategia dell'amministrazione finanziaria nel contrasto all'evasione fiscale attraverso la prevenzione, il dialogo e la collaborazione tra fisco e contribuenti ha, in questi due anni, fatto i suoi primi passi verso le persone fisiche non titolari di reddito d'impresa e di lavoro autonomo attraverso la sperimentazione del 730 precompilato. Ora l'obiettivo è di spostare l'attenzione dalle persone fisiche che utilizzano il 730, alle imprese e ai lavoratori autonomi. Queste attività economiche presentano il vantaggio di ruotare, in termini di controllo, sulla certificazione dei corrispettivi, sulla contabilità e sulla dichiarazione dei redditi.

L'esperienza del passato, però, ha dimostrato che se si vogliono dei risultati condivisi con gli stessi contribuenti è necessario che il dialogo si formi su dati e informazioni affidabili che dimostrino la capacità del fisco di acquisire e elaborare informazioni in modo attento e filtrando a dovere i dati anche in base alla loro provenienza.

Proprio sotto questo profilo, in particolare per le imprese la ricerca dei dati su cui basare la valutazione della compliance del contribuente deve provenire per lo più da fonti terze e autorevoli diverse da quelle meramente dichiarative. In effetti, in passato ci si è accorti proprio in materia di studi di settore che le informazioni contabili che derivavano dall'elaborazione demandata agli stessi contribuenti erano in alcuni casi manipolate e determinavano così la completa inaffidabilità della successiva analisi da parte del fisco.

Quindi per far si che l'elaborazione porti a risultati apprezzabili è necessario che il dato di riferimento sia il più affidabile possibile. Per raggiungere questo scopo la prima scelta da fare è sforzarsi a rendere possibile uno scambio in piena trasparenza di tutti i dati contabili senza eccezioni e senza alcun intervento delle parti interessate. Sotto questo punto di vista devono essere portate a compimento le riforme sul trasferimento telematico dei dati di fatturazione e dei corrispettivi lanciate (o meglio riprese) con il Dlgs 127/2015 ovvero bisogna rendere operative le regole che possano consentire il pagamento tracciabile di tutte le transazioni commerciali.

Inoltre, bisogna sempre più spesso utilizzare banche dati che ricevono le stesse informazioni da autorità diverse incrociandole tra di loro allo scopo di verificare la correttezza dell'informazione.

Infine, un ulteriore riprova si potrebbe ottenere, per alcuni settori, dall'incrocio delle informazioni ai diversi livelli di commercializzazione dei beni. Si pensi, ad esempio, a materie prime per le quali l'acquisizione avviene quasi esclusivamente dall'estero (quali pietre preziose o prodotti energetici) e per le quali esistono sistemi di monitoraggio automatico per la loro trasformazione ovvero per la loro immissione in consumo. In questi casi, incrociando i dati delle dichiarazioni di importazione, con i dati di trasformazione e di immissione in consumo si potrebbe avere la riprova dell'affidabilità del dato utilizzato e, in termini economici la riprova del gap di evasione esistente nello specifico settore.

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