Norme & Tributi

Un testo omnibus tra slanci e colpi di freno

  • Abbonati
  • Accedi
L'Analisi|Lavoro e Previdenza

Un testo omnibus tra slanci e colpi di freno

Assicurazioni, professioni, banche, trasporti, energia, telecomunicazioni e farmacie. Questi i convogli principali del primo treno delle liberalizzazioni che dovrebbe arrivare finalmente a destinazione. Un treno sicuramente non ad alta velocità - se tutto va bene ci avrà impiegato quasi due anni per il suo viaggio - che nel suo tragitto ha perso più di una carrozza che ne poteva giustificare la lunga attesa. Tanto che qualcuno parla già di occasione persa.

Di sicuro c’è che dalle grandi aspettative iniziali per un provvedimento sulla concorrenza atteso da anni - che prendeva forma sulla base delle segnalazioni dell’Antitrust - si è passati alla delusione, innanzitutto per i ritardi:  il Ddl ha visto la luce nel 2015 come legge “annuale” collegata alla manovra di fine 2014 (in teoria sarebbe dovuto seguire un altro di testo di legge quest’anno). Ma a conti fatti è in Parlamento ormai da oltre 18 mesi e ancora deve essere licenziato in Aula al Senato per poi tornare alla Camera - impegnate tra l’altro con la sessione di bilancio - per una approvazione che si spera sia definitiva. Ma la delusione arriva anche dalle tante (troppe) modifiche al testo originario, che ne hanno indebolito i contenuti e lo spirito originario.

Che il terreno fosse minato lo si è capito già alla vigilia del suo arrivo in consiglio dei ministri a febbraio del 2015 quando - dopo un braccio di ferro tra i ministeri dello Sviluppo economico e quello della Salute - si decise di togliere dal testo da portare a Palazzo Chigi le norme che consentivano la vendita dei farmaci C con ricetta (pagati interamente dai cittadini) anche nelle parafarmacie e nei corner della grande distribuzione: una liberalizzazione, questa, che avrebbe toccato un mercato da 3 miliardi che resterà nelle farmacie, in quelle private convenzionate con il Ssn e in quelle comunali.

In altri casi invece il legislatore, pressato da lobby e gruppi d’interesse di vario genere, ha scelto di fare qualche passo indietro o addirittura di non decidere, rinviando la scelta. È quello che è accaduto a esempio in un altro terreno minato - quello dei trasporti non di linea - dove sotto la pressione delle proteste dei taxi si è scelto di non affrontare il nodo Uber e Ncc ricorrendo a una delega per disciplinare questa materia. Una soluzione sicuramente di compromesso e dilatoria. Poco coraggio c’è stato anche, ad esempio, sulla possibilità di evitare il notaio per alcune operazioni - dalle compravendite di pertinenze alle Srl semplificate - novità che alla fine sono tornate nei cassetti.

Non mancano però anche segnali positivi, come la liberalizzazione completa del mercato dell’energia (anche se in extremis quello di maggior tutela ha guadagnato altri sei mesi con il rinvio della liberalizzazione al primo luglio 2018). Questa apertura, dopo una fase di assestamento, dovrebbe far scendere finalmente le tariffe salite vertiginosamente negli ultimi dieci anni, se si seguirà il modello della telefonia mobile.

Complessivamente quello che emerge scorrendo questo testo - sopravvissuto alle varie incursioni parlamentari - è che dall’idea originaria del Governo di fare di questo Ddl un appuntamento annuale di “manutenzione” si è arrivati a creare un provvedimento “omnibus”, con norme che a volte c’entrano poco con la concorrenza. Dentro c’è un assaggio di liberalizzazioni per molti settori. Quello che manca è una visione organica, un filo conduttore di riforma.

Non mancano comunque le attenuanti. Questa riforma sulla concorrenza era la prima mai proposta dal Governo, nonostante esistesse un obbligo di legge dal 2009. E ha visto tra l’altro il passaggio di consegne tra due ministri, dall’ex Federica Guidi a Carlo Calenda che non a caso ha chiesto per il futuro una legge più ambiziosa. Per evitare dunque che si parli ancora una volta di occasione persa ci si concentri da subito su un provvedimento snello, magari su pochi settori, e coraggioso. Recuperando le segnalazioni dell’Antitrust. Solo così si sarà imparata la lezione. E questa legge sarà ricordata come la prima ad aver aperto un varco nei tanti mercati ingessati che resistono ancora in Italia.

© Riproduzione riservata