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Sequestro al familiare solo se «consapevole»

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Sequestro al familiare solo se «consapevole»

È illegittimo il sequestro dei beni del parente se il giudice non spiega in base a quali prove fosse consapevole della partecipazione alla frode. Ad affermarlo è la Cassazione, sezione III penale, con la sentenza n. 41493 depositata ieri.

Veniva disposto un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente con riguardo a plurimi reati, tra cui anche la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Secondo l’accusa, l’indagata aveva consentito, attraverso la partecipazione ad atti simulati, il depauperamento del patrimonio della cognata e del marito di quest’ultima, al fine di consentire loro di non versare le imposte dovute. Il provvedimento veniva confermato anche dal Tribunale del riesame e la decisione veniva così impugnata in Cassazione, lamentando, in estrema sintesi, un vizio di motivazione.

La Suprema Corte, riformando la decisione, ha innanzitutto rilevato che, secondo un orientamento ormai consolidato in tema di provvedimenti cautelari reali, il giudice non può avere riguardo solo della astratta configurabilità del reato, poiché deve tener conto delle concrete risultanze processuali e dell’effettiva situazione emergente dagli elementi forniti dalle parti. A tal fine occorre che indichi, sia pur sommariamente, le ragioni che rendono sostenibile l’accusa. Nella specie, mancava ogni indicazione su quale fosse stato l’elemento posto a base del convincimento del giudice sulla consapevolezza dell’indagata alla partecipazione alla frode dei propri parenti, al fine di consentire loro di sottrarsi al pagamento del debito tributario.

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