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Al Garante della privacy il potere di cancellare i post lesivi entro 24 ore

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Al Garante della privacy il potere di cancellare i post lesivi entro 24 ore

Potrebbe presto essere legge il Ddl per contrastare e prevenire il bullismo e il cyberbullismo: già approvato dal Senato e dalla Camera, il testo è ora a Palazzo Madama, in attesa di iniziare la terza lettura.

Il Ddl ha l’intento di rafforzare le funzioni del Garante per la privacy, investito del compito di oscurare entro 24 ore dal momento in cui riceve l’istanza i contenuti pubblicati nel web, come video e fotografie, ritenuti illeciti. L’intervento in realtà è articolato in due fasi. In prima battuta l’interessato dovrà contattare direttamente il social network, il gestore di messaggeria istantanea (ad esempio WhatsApp) o il sito internet. Soltanto in caso di mancata rimozione, sarà chiamato a provvedere tempestivamente il Garante.

La tutela, originariamente prevista soltanto per i minorenni, nell’ultima versione licenziata dalla Camera è stata estesa anche ai maggiorenni, sollevando non poche reazioni contrarie. La riforma, encomiabile negli obiettivi, rischia infatti di diventare l’ennesima presa di posizione su un problema che richiede, invece, soluzioni pratiche. Questo perché è difficile immaginare che il Garante della privacy possa intervenire operativamente in tutti i casi segnalati, anche dagli adulti. Il termine di 24 ore sembra essere soltanto indicativo e destinato a non reggere ai primi test pratici.

Le nuove norme rafforzano anche il ruolo dei social network e dei gestori dei siti in generale che dovrebbero dotarsi di specifiche procedure per ricevere le istanze da parte degli utenti.

L’estensione del meccanismo anche ai maggiorenni rischia di portare a ripetere quel che è accaduto in tema di diritto all’oblio. A distanza di oltre due anni dalla sentenza della Corte di giustizia europea che ha sancito il diritto degli utenti ad essere dimenticati dalla rete (pronuncia del 13 maggio 2014 nella causa C-131/12), i provider si sono dimostrati scarsamente collaborativi, rimettendo di fatto la rimozione dei contenuti all’iniziativa privata (si veda Il Sole 24 Ore dell’11 gennaio scorso).

Le nuove norme introducono inoltre una definizione di cyberbullismo, punito con la reclusione fino a sei anni, prevedendo un’estensione del reato di stalking che assorbirebbe anche le fattispecie di sostituzione di persona e trattamento illecito dei dati personali.

Il Ddl merita di essere sottolineato per almeno tre buone ragioni. In primo luogo introduce la figura del referente scolastico, che dovrà essere scelto in ogni istituto tra i docenti e che avrà il compito di organizzare iniziative di prevenzione e contrasto al bullismo e al cyberbullismo. Inoltre, sono previsti stanziamenti per finanziare progetti e azioni di contrasto al fenomeno. Infine, le nuove norme prevedono anche l’elaborazione di piani programmatici con i servizi sociali territoriali volti a sostenere i minori vittime di bullismo nonché a rieducare gli autori dei fatti illeciti. Tutte strategie che si muovono nella direzione della prevenzione e presuppongono una formazione specifica sui temi della privacy e del diritto dell’informatica.

La questione che resta centrale sarà quella dell’attuazione della riforma, che è soprattutto un problema di mezzi e di personale adeguatamente formato.

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