Rottamazione delle cartelle di Equitalia anche a rate. Si va verso la possibilità di consentire la chiusura dei conti con l’agente della riscossione anche attraverso un meccanismo dilazionato su due o tre anni. Con il primo versamento da effettuare a stretto giro rispetto all’adesione alla definizione “scontata” dei ruoli e le altre tranche da saldare entro 12 e 24 mesi dal pagamento iniziale.
Continua il lavoro di messa a punto del testo del Dl fiscale esaminato «salvo intese» sabato scorso dal Cdm e che potrebbe ricevere il via libera definitivo in settimana. Il decreto conterrà l’addio a Equitalia per andare nella direzione di quel «fisco amico» il cui ispiratore è stato l’attuale Ad di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini che - come ammesso ieri da Matteo Renzi a Radio 105 - già alla Leopolda del 2010 «parlava di fisco 2.0: ci stavano dentro la fatturazione elettronica, la dichiarazione precompilata - cose che abbiamo fatto - e il fisco amico anziché il fisco vessatorio».
Ma torniamo alla sanatoria delle vecchie cartelle da cui il Governo conta di ricavare 4,2 miliardi di euro. Al momento l’orientamento sembra quello di definire con esattezza il perimetro di cosa sarà effettivamente definibile. L’ipotesi più probabile - in attesa di conoscere le norme finale - è quella di delimitare il campo ai tributi contestati dall’agenzia delle Entrate e ai contributi previdenziali e assistenziali (di competenza rispettivamente di Inps e Inail) affidati per la riscossione o inseriti in ruoli ordinari o straordinari entro il 31 dicembre 2015. Se questa sarà la scelta finale, la rottamazione escluderà le multe per le violazioni al Codice della strada. Diventerebbe, infatti, un’operazione non facile anche per la contabilità statale sanare gli importi affidati all’agente della riscossione dai Comuni e dagli altri enti locali.
Sui tempi di varo definitivo del Dl fiscale peserà - e non poco - la scadenza di giovedì prossimo. Entro il 20 ottobre, infatti, i contribuenti decaduti da piani di rateazione con Equitalia possono presentare la richiesta per essere riammessi. L’annuncio di Renzi di sabato scorso potrebbe incentivare a non mettersi in regola in attesa di accedere alla sanatoria, che tra l’altro prevede costi molto più bassi. Inoltre, la rottamazione dovrà giocoforza tener conto anche della chance già consentita dalle regole attuali di poter riprendere i versamenti a rate versando in un’unica soluzione tutte le “mensilità” saltate. Soprattutto per evitare di penalizzare i contribuenti più virtuosi.
Il 60% del potenziale aggredibile dalla rottamazione (poco più di 51 miliardi di euro) riguarda ruoli di provenienza dell’agenzia delle Entrate. Quasi il 21% è di competenza dell’Inps. Se si somma anche il dato dell’Inail (ruoli per 1,1 miliardi), sarebbero interessati dalla cancellazione dei ruoli circa 42,5 miliardi. Guardando chi sono i soggetti debitori, si scopre che il 38,2% sono persone fisiche, il 23,5% sono cittadini con un’attività economica (impresa o professione) e il restante 38,3% riguarda le società.
L’asticella fissata dal Governo sul gettito stimato significherebbe recuperare circa il 10% di quella montagna non ancora riscossa. Per farlo, appunto, le norme consentiranno la possibilità di cancellare completamente la voce legata alle sanzioni oltre che agli interessi da ritardata iscrizione a ruolo e alle more (mentre sembrerebbe dovuta la voce degli interessi legali ma è bene attendere il testo del decreto). In questo modo - come dimostrano gli esempi riportati a lato - si potrebbe ottenere uno sconto significativo sull’importo indicato nella cartella di pagamento. In qualche caso, ma sono diverse le variabili a pesare come la sanzione applicata e il tempo trascorso dalla data in cui si sarebbe dovuto pagare, si può arrivare ad abbattimenti anche del 50-52 per cento. Sarà poi interessante valutare se sarà prevista o meno la quota forfettaria del 3% da calcolare sulle somme iscritte a ruolo (interessi di mora compresi) che, di fatto, rappresenta un dimezzamento dell’aggio o - come si chiama da inizio 2016 - dell’onere della riscossione, ossia il compenso spettante a Equitalia per l’attività di recupero.
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