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L’improbabile connubio tra compliance e rottamazione

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L’improbabile connubio tra compliance e rottamazione

La direzione generale di Equitalia in via Grezzar a Roma (Ansa)
La direzione generale di Equitalia in via Grezzar a Roma (Ansa)

Sulla carta è un jackpot: rottamazione delle cartelle con abbuono delle sanzioni e cancellazione di Equitalia. Chi sentiva sul collo il fiato dell’agente della riscossione ha indubbiamente di che rallegrarsi.

Tralasciando la questione di Equitalia, su cui si è già scritto tanto, merita qualche riflessione la rottamazione delle cartelle. Da parte governativa si nega che si tratti di un condono: piuttosto, rappresenta la presa d’atto che il sistema della riscossione in base a ruolo affidata ad Equitalia non funziona, dal momento che vessa ingiustamente i contribuenti, costringendoli a pagare somme lievitate spropositatamente, con un debito finale assolutamente intollerabile, tanto gravoso quanto iniquo.

Tutto vero, certamente, ma è lecito dubitare che la strada seguita sia quella corretta. La rottamazione dei ruoli con la cancellazione delle sanzioni, infatti, non ha nulla a che vedere con l’asserita ipertrofia del debito iscritto a ruolo. Che le sanzioni fiscali siano spesso abnormi e spropositate non è in discussione. Ma questo è un problema del sistema sanzionatorio, di come sono congegnate e modulate le sanzioni e quindi, in definitiva, di come è ideata la politica repressiva dell’illecito fiscale, costruita sulla minaccia di sanzioni pesantissime dirette solo ad indurre, nella loro abnormità, il contribuente all’acquiescenza e/o ravvedimento. E quindi, in ultima analisi, a scongiurare la riscossione forzata. Con la riscossione forzata in base a ruolo le sanzioni infatti non aumentano (diversamente dall’aggio e dagli interessi), essendo quelle applicabili in tutti i casi in cui il contribuente non fa ravvedimento operoso o non presta acquiescenza.

Non è chiaro allora il senso di eliminare le sanzioni: da un lato appare discriminatoria, eliminando le sanzioni solo per chi rottama le cartelle e non anche per chi presta acquiescenza o ravvedimento; dall’altro e soprattutto, la rottamazione è e resta un provvedimento contingente, che non interviene a regime sulle norme applicabili (il Dpr 602/1973), che tali saranno anche con la futura Agenzia della riscossione. Ma vi è un’altra considerazione che la rottamazione inevitabilmente solleva: l’incoerenza di una simile misura con la tanto sbandierata compliance. Non occorre essere raffinati scienziati sociali per riconoscere che un siffatto modello, giocato sulla collaborazione e sulla prevenzione del conflitto, può funzionare solo ove efficacemente presieduto da un adeguato e credibile sistema repressivo, sanzionatorio e riscossivo. Per i contribuenti la compliance può costituire una scelta conveniente se, dall’altra parte, vi è la concreta minaccia di una reazione forte e puntuale all’inosservanza delle regole fiscali. Sennonché, soluzioni come la rottamazione delle cartelle danno un messaggio che muove nella direzione esattamente opposta.

Ovviamente si possono trovare ragioni tecniche quanto e soprattutto contingenze politiche dietro la rottamazione dei ruoli, come pure dietro il superamento di Equitalia. Vero è però che la coincidenza degli interventi, la loro tempistica, come e soprattutto le soluzioni tecniche in concreto elaborate, destano non poche perplessità e preoccupazione.

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