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Certificatori con vincoli «variabili»

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Certificatori con vincoli «variabili»

La Spid si trova stretta tra i giudici amministrativi e il nuovo Cad (Codice dell’amministrazione digitale). Tar Lazio e Consiglio di Stato sono già intervenuti - rispettivamente nel 2015 e quest’anno - per bocciare il Dpcm 24 ottobre 2014, che definisce il profilo del pin unico, nel punto in cui si prevede per gli identity provider un capitale sociale di almeno 5 milioni di euro.

Nell’ottobre scorso il Tar Lazio è ritornato sul punto dietro ricorso di Assoprovider, Confcommercio e Assintel, che lamentavano restrizioni all’ingresso nel mercato. Questa volta a essere censurato è stato il regolamento 44/2015 dell’Agid, che dà piena attuazione al Dpcm del 2014. I giudici hanno anche bocciato la previsione di polizze assicurative di importo elevato, necessarie per diventare identity provider.

Per Agid, invece, il regolamento fa riferimento (senza citare i 5 milioni) al Dpcm del 2014. E poiché quest’ultimo è stato cassato anche in appello, il vincolo del capitale sociale doveva intendersi già cancellato pure nel regolamento. E comunque - avverte l’Agenzia - il nuovo testo del Cad (come modificato da ultimo dal Dlgs 179/2016) prevede per gli identity provider un capitale sociale massimo di 5 milioni, da proporzionare in base al servizio offerto. Discorso analogo per la polizza assicurativa. Previsioni di cui si dovrà tener conto nei futuri decreti attuativi.

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