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Gli smart worker sono già 250mila

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Gli smart worker sono già 250mila

Sullo smart working le pressi aziendali stanno anticipando la legge: in attesa dell’approvazione della provvedimento sul lavoro agile, infatti, sono già più di 250mila i lavoratori che svolgono le proprie mansioni in modalità «flessibile» in termini di luogo, orario e strumenti utilizzati. A fornire il dato è l’Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano che, in collaborazione con Doxa, ha condotto un’indsgine che ha coinvolto 339 manager delle funzioni IT, HR e Facility e un panel di 1.004 lavoratori.

Dalla ricerca emerge che il 7% del totale di impiegati, quadri e dirigenti oggi lavora anche senza dover essere fisicamente presente in ufficio. Il l 30% delle grandi imprese ha già realizzato progetti strutturati di smart working, quasi il doppio rispetto al 17% dello scorso anno, mentre nell’11% delle imprese si lavora in “agilità” senza aver introdotto un progetto vero e proprio.

Rivoluzione smart working: i numeri in Italia

Lo smart working ha preso piede sopratutto nelle grandi aziende, mentre nelle pmi la diffusione di progetti strutturati di lavoro agile è ferma al 5% del 2015. Nel 13% dei casi le piccole e medie imprese dichiarano di operare in modalità “smart” senza però un progetto strutturato. Secondo l’indagine il numero di
piccole e medie interessate a un’introduzione futura è pari al 18 per cento.

Uno degli scogli da superare per poter realmente introdurre progetti di smart working è quello della tecnologia. «Ci troviamo di fronte a un vero e proprio esercito di smart worker che necessita di strumenti informatici evoluti in grado di supportare il lavoro, ovunque ci si trovi - spiega Pablo Pellegrini, Document management, Workflow & Services division manager di SB Italia, la società che ha sviluppato Docsweb Mobile, la app che permette di gestire l’intero archivio documentale aziendale anche da dispositivi mobili - . La tecnologia è, di fatto, il fattore che abilita lo smart working». A dare una spinta decisiva allo sviluppo dello smart working sono, infatti, le tecnologie digitali, che supportano il lavoro in mobilità rendendo disponibili, anche senza la presenza fisica in un determinato luogo di lavoro, tutte le risorse aziendali, mantenendone l’integrità, assicurandone il costante aggiornamento e il rispetto delle policy aziendali di controllo. «Smart working - afferma Pellegrini - significa anche possibilità di organizzare il proprio tempo, al fine di armonizzare esigenze lavorative e professionali: è dimostrato che dipendenti più soddisfatti aumentano la produttività aziendale».

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