Norme & Tributi

Sanatoria dei ruoli, ipoteca sulle Casse

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Rottamazione cartelle

Sanatoria dei ruoli, ipoteca sulle Casse

Sistema Casse disorientato sulla rottamazione delle cartelle. Una norma che potrebbe pesare per diverse centinaia di milioni sui bilanci degli enti di previdenza dei professionisti. Per avere un’idea degli importi di «interessi e sanzioni» del sistema-Casse, questi ammontano a circa 120-150 milioni per la Cipag, la Cassa di previdenza e assistenza dei geometri che registra una morosità importante che si è molto aggravata con la crisi; se invece prendiamo la Cassa dei dottori commercialisti (circa 67mila iscritti) dove la morosità non supera l’1%, il valore di interessi e sanzioni secondo il bilancio 2015 ammonta a 25 milioni.

Per come è scritta la norma c’è chi è certo che la rottamazione dei ruoli riguardi anche i contributi agli enti di previdenza dei professionisti, c’è chi lo esclude, e poi c’è chi ritiene opportuno un chiarimento.

Ma andiamo con ordine. Le Casse potrebbero essere incluse nella rottamazione dei ruoli - ovviamente solo se si sono rivolte ad Equitalia - perché la norma parla di «contributi previdenziali». La stessa norma, però, parla di enti pubblici mentre le Casse sono enti privati anche se soggetti al controllo ministeriale perché svolgono una funzione di interesse pubblico e perché raccolgono una contribuzione obbligatoria.

Tra coloro che ritengono necessario un chiarimento c’è il presidente di Cassa forense Nunzio Luciano: «Sarebbe utile capire se entriamo o meno nel provvedimento - dice Luciano, e aggiunge - fermo restando che come principio, e lo dico senza spirito polemico, noi abbiamo un’autonomia economica e finanziaria e problemi di sostenibilità, e mi aspetterei un nostro coinvolgimento quando vengono fatti provvedimenti che riguardano l’autonomia e la competenza delle Casse di previdenza». Anche Fausto Amadasi, presidente di Cipag, che protende per la non applicabilità,ritiene che la norma abbia profili di ambiguità, «un’incertezza che deve essere chiarita - avverte - altrimenti prima o poi arriverà una sentenza a dare l’interpretazione che oggi auspichiamo», mettendo quindi in difficoltà chi ha applicato un’interpretazione differente. Amadasi aggiunge inoltre: «Se questa norma venisse applicata alle Casse implicherebbe la necessità di rivedere i bilanci passati e le proiezioni dei bilanci tecnici di previsione». Le Casse per legge devono garantire un equilibrio di lungo periodo (minimo 30 anni) ed eliminare con “un colpo di spugna” crediti pregressi potrebbe creare serie difficoltà .

Alessandro Visparelli, presidente di Enpacl, l’ente di previdenza e assistenza dei consulenti del lavoro, esclude che la rottamazione riguardi le Casse, perché non è possibile immaginare che vengano ignorati gli statuti e i regolamenti dei singoli enti, che prevedono il sistema sanzionatorio. Peraltro l’Enpacl non si rivolge ad Equitalia e quindi è comunque escluso da questa normativa.

Un altro ente “escluso” è Inarcassa, la Cassa di previdenza di ingegneri e architetti, che non emette più ruoli dal 1999. È il caso di ricordare che Inarcassa a febbraio di quest’anno aveva previsto di «chiudere la partita dei debiti scaduti», che a fine 2015 ammontavano a circa 800 milioni di euro, con una riforma che prevedeva sanzioni soft per incentivare il ritorno in bonis. Una strada che però i ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia) avevano bocciato perché avrebbe potuto avere «conseguenze negative per i saldi di finanza pubblica».

Per Luigi Pagliuca, Cassa ragionieri (4.800 posizioni iscritte a ruolo e circa 25mila iscritti) le Casse sembrano rientrare nella rottamazione «è però fondamentale e necessario - afferma - un confronto tra i diversi enti in seno all’Adepp - l’Associazione che rappresenta le Casse di previdenza - per assumere una posizione comune».

Alberto Oliveti, presidente Adepp ed Enpam (medici), accetta l’invito di Pagliuca, sottolinea la mancanza di equità della rottamazione verso chi ha pagato regolarmente e conclude con una domanda: «Se questa norma riguarda anche le Casse, oltre a sottolineare l’ingerenza sulla nostra autonomia, mi chiedo chi si farà carico dell’ammanco di bilancio che causerà agli enti, dato che per l’Inps è chiaro che l’onere ricadrà sul Governo?».

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