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Nei Paesi Ocse cresce il peso dell’Iva

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Imposte sui consumi

Nei Paesi Ocse cresce il peso dell’Iva

(Agf)
(Agf)

Le entrate Iva sono ormai la principale fonte di entrate fiscali legate al consumo nell'Ocse e nel 2014 hanno raggiunto un massimo storico del 6,8% del Pil e il 20,1% del gettito fiscale complessivo: siamo così al di sopra del 6,6% del Pil e al 19,8% del gettito fiscale complessivo rilevato nel 2012. Ad affermarlo è lo studio «Consumption tax trend 2016», aggiornato con cadenza biennaledall’organismo parigino, che sottolinea anche come i ricavi da Iva siano aumentati in percentuale del Pil in 22 dei 34 Paesi Ocse che hanno un’imposta sul valore aggiunto e sono scesi, ma solo leggermente, in 5 Paesi rispetto al 2012.

Le aliquote Iva standard dell’Ocse hanno raggiunto un livello medio record del 19,2% nel 2015. Dieci Paesi Ocse hanno oggi un tasso Iva sopra il 22%; nel 2008 erano solo quattro. L’evoluzione emerge anche nel confronto con gli anni precedenti: se attualmente l’aliquota standard media dell’Iva nell’Ocse è, appunto, del 19,2%, nel 2009 era del 17,7%.

Il tasso medio standard dei 22 Paesi Ocse membri dell'Unione europea (21,7%) è significativamente superiore alla media Ocse. E l’Italia, con la sua Iva del 22%, non fa eccezione.

Dal 2009, 22 dei 34 paesi Ocse hanno alzato la loro aliquota Iva standard almeno una volta. In linea con questa tendenza, l'Italia, ad esempio lo ha fatto nel 2011 e nel 2013.

L’Ocse sottolinea anche che la maggior parte dei Paesi esaminati ha attuato o annunciato misure per l’applicazione dell'Iva sul volume sempre crescente di vendite online.

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