Imprese e professionisti sono ancora in attesa della norma per evitare il “doppio binario” tra poste contabili e fiscali. Una norma indispensabile (annunciata ma poi saltata dalla legge di Bilancio) che però - incomprensibilmente - non riesce a trovare posto nei decreti all’esame del Parlamento.
È una vicenda paradossale. Tutti concordano sulla necessità di una norma destinata a regolare i riflessi fiscali delle novità dei bilanci, novità al debutto proprio in queste settimane (ne sono interessate quasi un milione 200mila imprese). Ma se questa norma non arriva, allora vuol dire che siamo al cortocircuito tra politica e mondo reale. Un cortocircuito che rischia di riportare il fisco ai livelli (bassi) di molti anni fa.
Il difetto principale del sistema fiscale è il prelievo eccessivo. Ma molti operatori sanno che le complicazioni, gli adempimenti inutili, la mancanza di certezza del diritto, l’imprevedibilità dell’azione dell’amministrazione, sono elementi che “pesano” almeno tanto quanto le aliquote. Perché l’incertezza ha un costo, non consente di pianificare ed è un disincentivo per chi vuole investire.
Il disinteresse per la norma sul doppio binario è un brutto colpo a quel fisco che in tutti i modi sta cercando di “cambiare verso”. Non c’è strategia di tax compliance che possa reggere a una disattenzione così grave. Anche per questo va trovata una soluzione. Ci sono, al momento, almeno due decreti legge in conversione che potrebbero accogliere questo emendamento. E se proprio non fosse possibile (ma perché mai?) allora toccherà al ministero dell’Economia fare la sua parte. Ovvero: un decreto legge con la norma sul doppio binario. I requisiti di “necessità e urgenza” sono evidenti. Per conoscerli basterà chiedere a una delle imprese che altrimenti non saprebbe proprio come fare la dichiarazione dei redditi.
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