Le Entrate dicono definitivamente stop al concorso per 403 dirigenti bloccato dal Tar Lazio lo scorso autunno. Con un provvedimento pubblicato mercoledì 15 marzo viene sancito l’annullamento della selezione che era stata bandita nel maggio 2014 (quasi tre anni fa). L’obiettivo è quello di arrivare a indire una nuova selezione e salire così sul treno dell’allungamento temporale concesso dal Milleproroghe fino al 31 dicembre 2017 per concludere tutta la procedura. Anche se i tempi sembrano davvero troppo ristretti.
Lo stop del Tar del Lazio
Troppo elevata la riserva destinata al personale interno. Criteri di valutazione dei titoli tesa a privilegiare chi è stato nominato dirigente senza aver superato un esame. Mancata previsione di una quota destinata a chi ha frequentato il corso-concorso selettivo di formazione della Scuola nazionale dell'amministrazione. Sono le tre motivazioni con cui la terza sezione del Tar Lazio (presidente De Michele, estensore Blanda) con la sentenza 9846/2016 depositata lo scorso 20 settembre aveva accolto il ricorso del sindacato Dirpubblica e bloccato, appunto, la formulazione del bando di selezione a 403 dirigenti dell'agenzia delle Entrate.
I giudici amministrativi hanno sottolineato nelle motivazioni come la competenza sull'individuazione dei titoli valutabili e dei punteggi massimi assegnabili nell'ambito delle procedure concorsuali per l'accesso alla qualifica dirigenziale spettasse a un Dpcm (decreto del presidente del Consiglio dei ministri). Di conseguenza la mancata adozione del provvedimento non poteva «consentire alle singole amministrazioni – ha argomentato il Tar Lazio – di procedere in via autonoma, caso per caso, all’individuazione di tali titoli e del relativo punteggio, in quanto verrebbe violata la riserva di competenza, normativamente prevista, con riferimento alla quale non sono previste deroghe, né sono dettate disposizioni idonee a disciplinare il periodo transitorio antecedente tale definizione».
L’annullamento in autotutela
L’Agenzia ora riconosce che «il perdurare della mancata emanazione del Dpcm non consente la riforma del provvedimento di indizione della procedura concorsuale in senso conforme» a quanto indicato dal Tar Lazio. E ancora «nell’attuale contesto operativo di grave e concreta difficoltà per la carenza di dirigenti, l’Agenzia ritiene prevalente assicurare il superiore interesse pubblico della continuità operativa e del regolare funzionamento delle strutture e, quindi, il conseguimento delle funzioni istituzionali definite dalle recenti normative di riforma fiscale che richiedono un particolare e straordinario impegno non solo nelle consuete attività, ma anche sul fronte dell’attivazione di forme più evolute di controllo e di maggiore qualità dei servizi erogati al fine di innalzare il livello di adempimento spontaneo». Anche considerando che «l’esito del contenzioso e che la procedura concorsuale non è stata mai effettivamente avviata e che, pertanto, non ha prodotto alcuna situazione consolidata di ragionevole affidamento nei confronti dei candidati» l’Agenzia si avvale così della possibilità consentita dalla conversione del decreto enti territoriali dell’estate 2015 e annulla il bando del concorso per indirne uno nuovo. Il tutto «in coerenza con i requisiti di accesso e le modalità selettive che saranno definiti con decreto del ministro dell’Economia e delle finanze, di concerto con il ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione».
La posizione del sindacato Dirpubblica
Da Dirpubblica il segretario Giancarlo Barra si domanda «chi risarcirà tutti quanti coloro che hanno presentato la domanda per le selezione e chi risarcirà lo Stato per i danni provocati». Mentre Carmine Medici, il legale che ha curato i ricorsi per la sigla sindacale, mette in correlazione il provvedimento di autotutela con i prossimi appuntamenti sempre davanti al Tar Lazio e in programma già martedì 21 marzo. In quella data i giudici amministrativi, infatti, decideranno nel merito sia sul conferimento delle Pot (posizioni organizzative temporanee) la cui durata è stata estesa dal decreto fiscale collegato alla manovra fino al 30 settembre di quest’anno sia sull’altro concorso che era stato indetto a 175 dirigenti. Concorso sospeso dal Consiglio di Stato con un’ordinanza cautelare del 24 settembre dalla stessa sezione che appena un anno prima aveva salvato quel bando di concorso imponendo però di modificarlo per non dare vantaggi a chi aveva ricoperto incarichi dirigenziali senza superare gli esami. Una decisione assunta sulla base del ricorso presentato dai funzionari «decaduti» dopo la sentenza 37/2015 della Corte costituzionale per aver ricoperto incarichi dirigenziali senza aver sostenuto un concorso secondo però una prassi - è bene ricordarlo - che era stata pienamente avallata a livello normativo (un ricorso sullo stesso concorso è stato presentato anche da Dirpubblica che ha ottenuta anch’essa una sospensiva). E pertanto l’Agenzia ha dovuto sospendere quella selezione proprio alla vigilia dell’inizio delle prove orali.
Ora, però, si cerca di chiudere quella stagione di battaglie a suon di carte bollate per dare un assetto più stabile e definitivo all’Agenzia, che comunque è stata chiamata ad affrontare un carico di lavoro notevolmente aumentato tra operazioni straordinarie (leggi voluntary disclosure) e sfide imposte dal «cambia verso» e dall’attuazione della delega fiscale nell’ottica della compliance.
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