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Nel Def tornano le tax expenditures

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la correzione dei conti

Nel Def tornano le tax expenditures

Ricompare la razionalizzazione delle «spese fiscali» nel menu delle misure che saranno indicate dal Def atteso la prossima settimana. Fuori gioco, invece, resta al momento l’ipotesi di aumenti dell’Iva con la legge di bilancio, che avrà quindi fra i propri compiti chiave quello di sminare i 19,5 miliardi di clausola di salvaguardia.

Il calendario dei conti pubblici articolato in Def, piano nazionale delle riforme e correzione da 3,4 miliardi condita dal pacchetto sviluppo continua a essere al centro sia del lavoro tecnico sia del confronto politico nella maggioranza. Su quest’ultimo piano è da segnalare l’intervento di Matteo Renzi, che intervistato da Radio 24 ha bollato come «ipotesi completamente assurda» quella di finanziare il nuovo taglio del costo del lavoro (anch’esso tra le possibili indicazioni del Def) con un aumento delle aliquote Iva.

Il capitolo fiscale, in ogni caso, resta caldo sia per il Def atteso entro il 10 aprile sia per la manovrina che dovrebbe seguire a stretto giro. Il Documento di economia e finanza segnerà una nuova tappa nel tormentone del riordino delle «tax expenditures», cioè le 444 forme di detrazione e deduzione fiscale che il rapporto 2016 curato da Mauro Marè (il responsabile della commissione sul tema). Vista la delicatezza politica del tema, l’attenzione si concentra sulle voci più settoriali e considerate “superate” dall’evoluzione del quadro socio-economico, e quindi risparmierà gli sconti fiscali più diffusi, dalla sanità all’istruzione. A mettere ordine dovrà essere la legge di bilancio, anche se non è escluso un piccolo anticipo d’intervento nella manovrina.

Anche in questo decreto il fisco giocherà un ruolo da protagonista, sotto forma sia di lotta all’evasione sia di ritocchi alle accise, anche se limitati a tabacchi e alcolici con l’esclusione dei carburanti (come anticipato sul Sole 24 Ore di ieri). La seconda gamba della manovrina sarà rappresentata dai tagli di spesa, anche in questo caso in crescita oltre la soglia del miliardo, mentre il pacchetto crescita punterà alle misure di spinta agli investimenti privati e all’attrazione di capitale umano ma senza comportare spese aggiuntive. La strategia, rilanciata ieri a Londra dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è quella di rafforzare interventi già in campo. «È il caso - spiega il capo della segreteria tecnica del Mef Fabrizio Pagani - delle tre misure già varate per attrarre rispettivamente professori e ricercatori, manager e quadri intermedi e senior management. Dopo Brexit, infatti, stiamo riscontrando molto interesse da parte degli operatori finanziari,segno che le misure stanno funzionando».

Nonostante gli indicatori che sembrano suggerire una crescita un po’ più vivace rispetto all’1% indicato dalle ultime stime ufficiali (viaggiando verso l’1,1-1,2%), il conto finale dell’aggiustamento non si discosterà troppo dai 3,4 miliardi fissati all’inizio. E il conto non sarà cambiato nemmeno dalle misure da oltre un miliardo all’anno per il prossimo triennio destinate al post-terremoto, che incideranno sul deficit nominale e non sui saldi strutturali vigilati da Bruxelles. Sul tema, ieri la riunione degli ambasciatori presso la Ue ha deciso di puntare a un cofinanziamento al 90%, e non integrale, degli interventi per la ricostruzione. È una questione politica più che pratica, dal momento che riguarda un contributo da 20 milioni, che ora andrà sciolta da commissione, consiglio e parlamento Ue.

Una stima più ambiziosa sul Pil 2017 aiuterebbe invece a far quadrare i conti del Def per le sue ricadute sulle prospettive del prossimo anno. Il governo ragiona sulla possibilità, al centro di un confronto di fatto già avviato con Bruxelles, di indicare un deficit 2018 fra l’1,8% e il 2%, cioè decisamente più in alto rispetto all’1,2% indicato finora che comporterebbe una maxi-correzione con la prossima manovra. Gli ingredienti per centrare gli obiettivi del Def saranno elencati nel Pnr, che punterà sulla riduzione del costo del lavoro (in gioco c’è la scelta fra la decontribuzione triennale per il primo impiego e il taglio strutturale del cuneo), concorrenza (con la legge all’esame del Parlamento e un nuovo decreto per evitare le lungaggini di questi anni), riforma del Catasto e l’attuazione delle riforme avviate come quelle sulla Pa. Nel Pnr torneranno anche le privatizzazioni, al centro del dibattito in queste settimane, e il capitolo banche. Le ultime limature politiche sono attese per martedì prossimo, quando è stato fissato l’incontro fra Padoan e i parlamentari Pd.

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