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Concorrenza sleale, tra 10 giorni Uber diventa fuorilegge

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TAXI E nCC

Concorrenza sleale, tra 10 giorni Uber diventa fuorilegge

Tra 10 giorni Uber potrebbe fermarsi in tutta Italia: ieri il Tribunale di Roma ha dichiarato che l’attività dell’azienda che gestisce autisti di noleggio con conducente (Ncc) tramite una app che li mette in contatto “diretto” con i clienti fa concorrenza sleale ai taxi. Per questo, il giudice ha inibito in Italia l’uso di tutte le app della multinazionale americana, tranne Uber Eats, che opera in un ambito diverso (la consegna di cibi), e le prenotazioni che arrivano dall’estero. L’ordinanza del Tribunale (nona sezione, specializzata in materia di impresa, giudice Alfredo Landi, nella causa 76465/2016 promossa da dieci organizzazioni di tassisti) dà a Uber 10 giorni per adeguarsi. Se continuerà a operare oltre questo termine, andrà incontro a una penale di 10.000 euro al giorno.

Ora, per cercare di evitare tutto ciò, Uber sta preparando in tutta fretta l’unica mossa possibile: presentare un reclamo d’urgenza che non solo impugni l’ordinanza, ma ne chieda anche una sospensiva. Se quest’ultima non venisse concessa, il servizio dovrebbe effettivamente essere bloccato tra 10 giorni.

Aldilà degli aspetti giuridici, però, la questione adesso appare soprattutto politica. Non solo perché Uber ha dichiarato che il Governo non deve più perdere tempo per riformare il settore, ma anche perché è possibile che questa vittoria giudiziaria rafforzi la posizione dei tassisti nella difficile trattativa in corso al ministero dei Trasporti dal 21 febbraio e finora approdata solo a una bozza di decreto interministeriale cui, per ora, manca una copertura legislativa. D’altra parte, è lo stesso giudice di Roma a premettere, nella lunga ordinanza (17 pagine), che il suo compito non è quello di «valutare l’efficienza della normativa vigente in base alle attuali esigenze relative al trasporto», ma di applicare la normativa stessa.

Alla luce di questa, che prevede lo stazionamento delle vetture Ncc nella propria rimessa, il giudice ritiene ci sia concorrenza sleale perché la app consente loro di intercettare «utenza indifferenziata mentre circolano o sostano sulla pubblica via, esercitando, quindi, di fatto un servizio riservato ai taxi». Inoltre, la app consente di «operare stabilmente» in comuni diversi da quello che ha rilasciato l’autorizzazione Ncc. E il ruolo di Uber non appare come semplice intermediario, ma come protagonista assieme agli autisti affiliati, perché la connessione tra il servizio della sua app e l’attività dei conducenti è indissolubile. Così Uber fa concorrenza sleale sia ai taxi (soggetti a tariffe predeterminate e a obbligo di garantire il servizio) sia agli Ncc non affiliati (che senza app restano più legate al luogo dell’autorizzazione).

Tutte interpretazioni piuttosto restrittive, cui la difesa di Uber aveva obiettato citando alcune incompatibilità tra la normativa nazionale e quella comunitaria, sotto il profilo della libertà di stabilimento e della libera circolazione dei servizi. Obiezioni respinte.

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