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Diffamazione via web l’offesa al giornalista che ha ragione

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Diffamazione

Diffamazione via web l’offesa al giornalista che ha ragione

Rischia la condanna per diffamazione via web chi bolla come «giornalismo becero , offensivo e infamante» un articolo nel quale il redattore scrive la verità. La Corte di cassazione, con la sentenza 18962, spezza una lancia in favore dei cronisti che, malgrado facciano un lavoro di indagine scrupoloso, vengono messi alla berlina proprio da chi giustamente è finito nel loro mirino. I giudici della V sezione confermano, infatti, la condanna per il reato previsto dall’articolo 595 del codice penale, nei confronti del ricorrente che, nella sua qualità di membro di una commissione, aveva insieme ad altri esaminato una candidata, risultata poi vincente, che era la figlia di una persona alla quale era legato da rapporti professionali.

Per i giudici i fatti descritti e pubblicati su una rivista, erano il risultato di una corretta attività di indagine. E il ricorrente non poteva invocare il diritto di critica, riguardo ad espressioni che non rientravano nella continenza e «trasmodavano nella gratuita e immotivata aggressione dell’altrui reputazione». Né gli é utile parlare di reazione a fatto ingiusto e provocazione, anzi proprio a causa del suo comportamento processuale non ottiene le attenuanti e paga anche 2 mila euro alla cassa delle ammende perché con “colpa” insiste nelle sue argomentazioni già respinte nei precedenti gradi di giudizio.

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