Norme & Tributi

La web tax piace al 55% degli italiani, ma si teme l’aumento dei…

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ECONOMIA DIGITALE

Sulla web tax il dibattito è aperto. A riaprire le danze - la questione periodicamente assurge ai clamori della cronaca - il rapporto Agi/Censis «Uomini, robot e tasse: il dilemma digitale» presentato il 28 aprile a Roma durante la seconda edizione dell’#internetday.
Più della metà dei cittadini italiani – secondo il rapporto – si dice favorevole a tassare i giganti del web (quelli che mettono in contatto domanda e offerta di beni e servizi basati su internet), come Google, Facebook, eBay, Amazon, AirBnB. La norma però, secondo il 27,6% degli intervistati, dovrebbe essere di matrice europea. Teme un effetto boomerang sui costi dei servizi il 17,5% del campione, la percentuale sale al 27,5% se si considerano solo i giovani (tra i 18 e i 35 anni).

Dunque la maggioranza dei cittadini sembra in linea con il Governo italiano che intende proporre un simile provvedimento agli altri Paesi della Ue durante il prossimo G7 delle Finanze in programma a Bari dall’11 al 13 maggio 2017.

I dati del rapporto trovano una sorta di conferma nei pochi commenti a caldo raccolti nell'arco della giornata.

Sul tema delle tasse ai giganti del web, secondo l’ad di Wind-Tre Maximo Ibarra «occorre dare una risposta organica europea».

Elio Catania, presidente di Confindustria digitale: «Una web tax è antistorica e controproducente, sarebbe come fare una fuga in avanti sparandoci sui piedi».

Mentre Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera:«Ci sono poche chance di approvare una web tax ora, perché la legislatura è finita».

L’unico tentativo di fare introdurre una web tax venne fatto in Italia proprio da Boccia nel 2013; una proposta di legge assorbita da un emendamento alla Legge di Stabilità 2014 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale. La norma sarebbe dovuta entrare in vigore l'1 gennaio 2014 ma fu prima rinviata di sei mesi e poi cancellata.

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