Kafkiano o paradossale. A volte il Fisco italiano sa creare situazioni che neanche la più fervida immaginazione riuscirebbe a pensare. Così, neanche il tempo di “digerire” la proroga del primo invio dei dati delle liquidazioni Iva arrivata con un “comunicato-legge” a 48 ore dalla scadenza del 31 maggio, professionisti e intermediari abilitati si trovano a fare i conti con un controsenso difficilmente spiegabile ai loro assistiti. Per chi paga le imposte a rate, infatti, sono in scadenza due tranche lo stesso giorno. Sarà pure un fatto più unico che raro, ma per quest’anno è proprio così: con le dichiarazioni dei redditi 2017 (quindi relative all’anno d’imposta 2016) i contribuenti non titolari di partita Iva pagano la prima rata dal 1° luglio al 31 luglio 2017 con lo 0,40% in più. Peccato che le istruzioni di Redditi Pf 2017 riportino che anche la seconda rata sia in scadenza il 31 luglio 2017. In pratica, due rate da pagare lo stesso giorno.
Non si può parlare di irrazionalità. Anzi, una giustificazione c’è. Per chi paga la prima rata con lo 0,40% in più entro i 30 giorni successivi alla scadenza ordinaria del 30 giugno 2017, i 30 giorni scadrebbero il 30 luglio 2017, che, essendo domenica, slitta al 31 luglio. Di conseguenza, la scadenza naturale della seconda rata è il 31 luglio. Ed ecco, per il Fisco, spiegato il motivo per il quale prima e seconda rata dovrebbero scadere nello stesso giorno. Il ragionamento non convince però per la ragione che lo slittamento dal 30 al 31 luglio della prima rata, perché il 30 luglio è domenica, non giustifica il pagamento della doppia rata nello stesso giorno. Ciò anche perché, di norma, la seconda rata dovrebbe perlomeno scadere nel giorno successivo alla scadenza della prima rata.
Al riguardo, le istruzioni al modello Redditi riportano che «sugli importi rateizzati sono dovuti gli interessi nella misura del 4% annuo, da calcolarsi secondo il metodo commerciale, decorrente dal giorno successivo a quello di scadenza della prima rata fino alla data di scadenza della seconda». Insomma,
la seconda rata dovrebbe comunque partire dal «giorno successivo a quello di scadenza della prima rata». Se poi, come succede quest’anno, il pagamento della prima rata con la maggiorazione dello 0,40% slitta a lunedì 31 luglio, non è giustificabile che anche la seconda rata scada sempre il 31 luglio.
La “base”- anche per il calcolo degli interessi - deve essere sempre quella della scadenza effettiva del pagamento della prima rata. Se la prima rata, per scadenze nei giorni di sabato, domenica, o nei giorni festivi, slitta al primo giorno feriale successivo, è da quest’ultimo che si determinano le rate successive. Si pensi, ad esempio, a una prima rata in scadenza il 30 di un mese, che, essendo sabato, slitta al primo o secondo giorno del mese successivo. Nel caso in cui la norma prevede che la seconda rata debba essere pagata entro la fine di ciascun mese, logica vorrebbe che, tenendo conto che la scadenza effettiva della prima rata è, ad esempio, il 2 agosto (perché il 30 luglio, di scadenza ordinaria, cadrebbe di sabato e il 1° agosto sarebbe domenica), la scadenza della seconda rata, per i non titolari di partita Iva, dovrebbe essere entro la fine del mese, cioè entro il 31 agosto. Per il Fisco, invece, la scadenza effettiva non conta. Pertanto, in questo caso, prima e seconda rata scadrebbero il 2 agosto.
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