A questo punto mancano solo l’Ape volontaria e l’Ape aziendale, ovvero il famoso anticipo finanziario che consente ai 63enni un’uscita anticipata fino a 43 mesi prima del termine normale di pensionamento. Ma il decreto del presidente del Consiglio con le regole attuative di questi strumenti, che prevedono un rimborso ventennale una volta in pensione a carico del beneficiario (o dell’azienda), non è ancora arrivato al vaglio del Consiglio di Stato.
Come nel caso dell’Ape sociale, la norma varata con la legge di Bilancio prevedeva il via dal 1° maggio ma la definizione tecnica del testo attuativo - unico nel suo genere nel panorama europeo - ha preso più settimane del previsto. All’appello manca anche il decreto ministeriale per la semplificazione dei requisiti per il pensionamento anticipato dei lavoratori impegnati in attività usuranti per almeno 6 degli ultimi 7 anni, come previsto nell’ultima correzione introdotta con la «manovrina».
L’Ape volontaria e quella aziendale per essere operative attendono, oltre all’approdo in Gazzetta Ufficiale del Dpcm, anche le firme di Abi e Ania sulle convenzioni che fisseranno gli oneri complessivi del finanziamento. L’indice sintetico di costo, ovvero il tasso annuo effettivo globale (Taeg) sarà attorno al 3,2 per cento. Sarà fisso, come previsto dalla norma. Ma il suo livello sarà aggiornato bimestralmente in virtù degli accordi sottoscritti con banche e assicurazioni che aderiscono a questo programma sperimentale. Dunque i primi «apisti» sconteranno un Taeg più basso, visto che la prospettiva è di tassi in ripresa.
Il Dpcm è atteso dalle imprese che puntano con l’Ape aziendale a un rinnovo degli organici, perché più conveniente dell’isopensione introdotta dalla riforma Fornero del 2012 (legge 92). Con questo strumento, infatti, i datori di lavoro, gli enti bilaterali e i fondi di solidarietà possono intervenire per ridurre (o coprire del tutto) l’incidenza della rata di ammortamento del prestito sulla futura pensione senza oneri contributivi aggiuntivi.
Il ritardo dell’Ape volontaria influisce infine anche sulla partenza della Rita, la rendita integrativa temporanea anticipata pure prevista nell’ultima legge di Bilancio per gli iscritti a un fondo pensione. L’assegno “ponte” previsto utilizzando già a 63 anni il montante accumulato nella previdenza integrativa può scattare infatti solo con la certificazione Inps, basata sui requisiti Ape ( 63 anni di età, 20 anni di contributi, pensione di vecchiaia non più lontana di 3 anni e 7 mesi).
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