Conoscere il passato per capire il futuro. Difficile prenderla con filosofia quando si parla di fisco in Italia, però la tendenza di fondo almeno si può cogliere. Gli studi di settore non sono più uno strumento di deterrenza per il popolo delle partite Iva (3,4 milioni secondo le ultime rilevazioni delle statistiche fiscali) che ne sono soggette: lo scorso anno gli accertamenti sono stati 3.765 con una riduzione del 53,8% sul 2015. Un trend discendente che è una conseguenza diretta delle sentenze della Cassazione a Sezioni Unite del dicembre 2009 che sancirono come gli studi di settore non bastassero da soli a effettuare contestazioni.
Gli «Isa», ossia gli indici sintetici di affidabilità fiscale, destinati a prendere il loro posto dal prossimo anno potrebbero rappresentare un’evoluzione anche da quel punto di vista nell’ottica di un Fisco che gioca d’anticipo piuttosto che intervenire dopo. L’obiettivo del nuovo strumento - previsto dal doppio intervento del decreto fiscale dello scorso autunno e ora dalla conversione della manovrina - è quello di stimolare la compliance attraverso un meccanismo che sarà molto simile a una “pagella” al contribuente con voti dall’1 al 10. Anche per questo si è scelto un modello di costruzione più strutturato che considererà un arco temporale di otto anni e ciò migliorerà la “fotografia” del contribuente, anche tenendo conto della ciclicità della congiuntura. E in base alla misura della fedeltà fiscale si articolerà, poi, un sistema premiale che si preannuncia più vantaggioso rispetto a quello attualmente previsto per gli studi di settore. Sia perchè agisce sulla leva della semplificazione (entro determinati limiti) delle procedure di rimborso e compensazione. Sia perché può arrivare a garantire l’esclusione dagli accertamenti basati su presunzioni semplice, la “protezione” dal redditometro (a condizione che il reddito complessivo accertabile non ecceda di due terzi il reddito dichiarato) e la riduzione dei termini a disposizione del Fisco per i controlli. Questo non vuol certo dire che di controlli non ce ne saranno. Tanto è vero che la norma sugli Isa prevede espressamente che, nel definire specifiche strategie di controllo basate su analisi del rischio di evasione fiscale, Entrate e Gdf tengano conto dell’affidabilità fiscale dei contribuenti derivante dall’applicazione degli indici e delle informazioni presenti nella sezione specifica dell’Anagrafe tributaria.
La road map che poterà ai nuovi indici è stata tracciata da Sose nelle scorse settimane. Il cantiere è aperto e si punta a chiudere gli Isa relativi ai primi 70 settori già entro la fine del 2017 con un primo impatto su 1,4 milioni di partite Iva.
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