La tassazione delle imprese rappresenta un problema non solo per quanto riguarda il livello della pressione fiscale, ma anche e soprattutto per le complicazioni con cui viene determinato il reddito imponibile, complicazioni che comportano aggravi di costi per la gestione amministrativa e rischi di errori e sanzioni.
Ci sono senza dubbio alcuni interventi a costo zero che potrebbero comunque migliorare sensibilmente la situazione.
Beni a deduzione limitata
In primo luogo, a livello minimale, si potrebbero evitare le complessità burocratiche nella gestione dei beni con costi a deducibilità limitata. Per le auto (il caso più complicato) e i telefonini, ma più in generale per tutti i beni a uso promiscuo, si dovrebbe semplicemente stabilire un limite massimo ai costi deducibili determinato come parametro da applicare ai ricavi dell’impresa.
Si tratta di replicare, con percentuali da calibrare, lo stesso meccanismo oggi in vigore per le spese di rappresentanza. Le informazioni sui ricavi e sui costi di questo tipo sono desumibili dalle dichiarazioni, quindi i limiti si possono determinare con relativa facilità.
Abolire l’Irap
Un secondo intervento, che sembra impossibile da realizzare quando lo si evoca ma nella pratica è invece, paradossalmente, molto semplice da realizzare: l’abolizione dell’Irap. Basta trasformare questo tributo, da sempre incomprensibile per gli investitori esteri e odiato dai contribuenti italiani, in una addizionale regionale dell’Ires, da calcolare sul reddito imponibile maggiorato degli interessi passivi. A parità di gettito, sparirebbero decine di provvedimenti legislativi, decine di modelli e centinaia di questioni dubbie.
«Unificare» il Tuir
Dal punto di vista meramente formale, sarebbe bello che il Testo unico delle imposte sui redditi fosse veramente tale, cioè “unico”. Esso dovrebbe raccogliere tutte le disposizioni che riguardano le imprese (così come le altre categorie di contribuenti) accogliendo anche norme importanti che attualmente vagano in altri provvedimenti completamente autonomi: il caso più eclatante è quello della normativa sulle società di comodo.
Avere un corpo unificato di disposizioni sarebbe lo strumento più semplice per lo stesso legislatore, per le imprese, per l’amministrazione finanziaria.
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