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Giuslavoristi: urgente armonizzazione normative in ambito Ue

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Convegno nazionale Agi

Giuslavoristi: urgente armonizzazione normative in ambito Ue

La concorrenza e l'evoluzione del quadro normativo del lavoro stanno da una parte modificando il modello delle relazioni sindacali e dall'altro determinano fenomeni di dumping e di riduzione dei diritti dei lavoratori. In apertura della seconda giornata di lavori del Convegno nazionale Agi (avvocati giuslavoristi italiani), il presidente Aldo Bottini ha ricordato la funzione di regolatore della concorrenza svolta dal diritto del lavoro, intesa come capacità di contrastare la competizione al ribasso tra i lavoratori nell'accesso al mercato del lavoro e quella tra imprese fondata sulle condizioni e sul costo del lavoro.

Tuttavia questa funzione oggi deve fare i conti con gli interventi legislativi che da una parte hanno modificato, ad esempio, le condizioni di ingresso e uscita dei lavoratori (tutele crescenti), o che a livello europeo favoriscono la libera mobilità dei lavoratori stessi e il diritto di fare impresa, o, ancora, ritornando in Italia, hanno promosso la contrattazione di secondo grado.

Su quest'ultimo fronte, ha sottolineato il professor Paolo Tosi in una delle due relazioni iniziali della giornata, si registra la moltiplicazione dei modelli contrattuali e la concorrenza tra i contratti collettivi. Il sindacato si è ritrovato di fronte alla scelta tra job protection e job creation per contribuire alla competitività delle imprese mentre il legislatore non ha disciplinato in modo organico il sistema sindacale e, dopo l'intervento con l'articolo 8 del decreto legge 138/2011 a favore della contrattazione collettiva aziendale, “pare essersi chiuso nel suo tradizionale astensionismo”, dimenticando anche la delega sul salario minimo contenuta nella legge 183/2014.

In questo quadro si aggiunge la giurisprudenza che a volte fornisce interpretazioni delle norme che escono da un disegno di coerenza, come la sentenza a sezioni unite della Cassazione, con la sentenza 13978/2017 (si veda il Sole 24 Ore del 9 giugno 2017) sul diritto di indire l'assemblea da parte dei singoli componenti delle Rsu.

Per quanto riguarda le condizioni dei singoli lavoratori, l'abbattimento di barriere in ingresso e in uscita dal mercato del lavoro può determinare fenomeni di dumping sociale, e sul fronte italiano, ha evidenziato la professoressa Patrizia Tullini, determina ad esempio la segmentazione delle imprese tra nuove e vecchie quanto a strumenti di flessibilità nella gestione della forza lavoro, a cui si aggiungono sgravi e incentivi che non sempre hanno effetti di consolidamento dell'occupazione.

Su questo fronte buona parte della partita si gioca tra regole nazionali ed europee, dato che l'imperfetta armonizzazione delle norme esistenti tra le discipline del lavoro nel continente rende possibile una concorrenza sociale e il problema è stabilire il livello minimo di tutela oltre cui le normative nazionali diventano restrittive. Gli effetti di questa situazione sono stati evidenziati di recente, anche dal presidente francese Macron, che ha sollecitato una revisione della normativa che sta creando fenomeni di dumping sociale, invito ripreso dal presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker . Al riguardo, secondo Tullini, ci sono margini per affermare la legittimità delle clausole sociali negli appalti pubblici, mentre per quelli privati non ci sono dubbi di legittimità per clausole che prevedano per esempio il riassorbimento dei lavoratori in caso di cambio appalto e il minimo retributivo.

Altro ambito di crescente competitività tra i lavoratori è rappresentato dall'applicazione dei criteri di scelta nelle crisi, trasferimenti di azienda o di ramo, licenziamenti per giustificato motivo oggettivo, dato che il legislatore italiano ha ridotto le sanzioni per il mancato rispetto dei criteri di scelta e per la crescente possibilità di individuare ulteriori criteri oltre a quelli tradizionali rispetto a quelli indicati nell'articolo 5 della legge 223/1991 (carichi di famiglia, anzianità, esigenze tecnico produttive e organizzative).

Un tentativo di definire il livello di tutela inviolabile del lavoro è stato compiuto dal Pilastro dei diritti sociali adottato dalla raccomandazione della Commissione europea il 26 aprile 2017 che definisce un nucleo di diritti fondamentali azionabili dai lavoratori, ma perché il tentativo possa avere successo, secondo Tullini, è necessario chiarire prima le competenze legislative dell'Unione che oggi sono ancora troppo fumose.

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