Non ci sarà soltanto la rottamazione bis delle cartelle nel decreto fiscale che il Governo sta preparando per assicurare i 5,1 miliardi di euro di maggiori entrate da portare in dote alla manovra di bilancio. Tra le poste una tantum spunta anche la riapertura della definizione agevolata delle liti pendenti. Che sarà rivista e corretta soprattutto per superare alcune di quelle criticità che hanno frenato almeno in parte l’adesione alla sanatoria introdotta con la manovra di primavera e chiusa il 2 ottobre scorso. L’obiettivo è quello di riaprire la definizione agevolata ma anche di recuperare maggior gettito per altri 250 milioni (nella prima edizione erano complessivamente 400 milioni).
Nel menù del Dl rispunta l’ipotesi di una cartolarizzazione dei crediti fiscali, ossia dei crediti non riscossi e rimasti nel magazzino dell’ex Equitalia (ora agenzia delle Entrate-Riscossione) al netto della rottamazione delle cartelle. Una cifra monstre fatta di crediti intestati a soggetti falliti o defunti. A questi si potrebbero aggiungere, proprio per dare più appeal alle società finanziarie interessate alla cartolarizzazione, anche tutti quei crediti la cui riscossione è sospesa perché è in corso un contenzioso. Pur se resta difficile stimare quanto possa garantire l’operazione, i tecnici del Mef sembrano più che ottimisti prevedendo maggiori risorse per quasi 1,5 miliardi.
Il grosso delle maggiori entrate arriverà comunque da una nuova rottamazione delle cartelle di Equitalia. Riapertura a due vie. Una sarà decisa dal Governo e inserita fin da subito nel decreto così da riaprire le porte della rottamazione anche a quei contribuenti rimasti esclusi dalla prima edizione perché non in regola con le rate di vecchi piani di dilazione o per aver commesso errori formali. La seconda via della rottamazione bis riguarderà, invece, i ruoli notificati ai contribuenti nel 2017, quanto meno fino ai primi 6 mesi dell’anno. Non si esclude poi che questo arco temporale sarà ulteriormente allargato anche a tutti i ruoli datati 2017 nell’esame parlamentare.
La stretta sulle frodi Iva mette al primo posto la fatturazione elettronica. Dopo l’esperienza non certo positiva dello spesometro e delle difficoltà riscontrate nell’invio delle fatture, il Governo è sempre più orientato a introdurre l’obbligo della e-fattura tra privati a tappe: per tutta la filiera petrolifera e dei carburanti, troppo spesso esposta a rischi di frode, la fatturazione elettronica tra privati sarebbe obbligatoria dal prossimo 1° luglio, mentre per tutte le altre categorie la fatturazione elettronica scatterebbe dal 1° gennaio 2019 garantendo all’erario non meno di 2 miliardi di maggiori entrate ogni anno.
Nel decreto fiscale si tornerà a parlare anche di compensazioni Iva e di pagamenti della Pa. Nel primo caso si vorrebbe introdurre un limite (2.500 euro quello inizialmente ipotizzato) oltre il quale le compensazioni di crediti Iva sarebbero comunque monitorate o vigilate prima del loro utilizzo. Mentre sui pagamenti della Pa e in particolare delle partecipate, è destinato a scendere dagli attuali 10mila a 5mila euro l’importo oltre il quale scatta il controllo preventivo sull’esistenza di pendenze fiscali non pagati dal creditore.
Nel pacchetto fiscale sembra oramai certa la decisione di escludere qualsiasi nuova tassa o aumento della pressione tributaria. A farne le spese così sono la cosiddetta tassa sulla Coca cola (10 euro per ogni ettolitro di bevanda zuccherata e gassata) e la tassa sui telefonini (con un incremento delle concessioni governative sulle Sim in abbonamento per traffico voce o dati) che avrebbe potuto assicurare all’erario maggiori entrate per circa 600 milioni complessivi. Continua invece lo studio su una web tax tutta italiana con una cedolare (o il 6 o il 10%) applicata sui ricavi delle big della rete senza stabile organizzazione. Ferme ancora un giro anche le tax expenditures su cui l’ipotesi di taglio lineare delle aliquote di detrazione o eventuali aumenti di franchigie sono tornate nei cassetti. Ma il pacchetto potrebbe arricchirsi di altre misure, al momento coperte.
Rottamazione bis, cartolarizzazioni e liti pendenti, insieme alla stretta sulle frodi Iva, saranno dunque l’ossatura del decreto legge fiscale collegato alla manovra di bilancio. Un cantiere aperto su cui i tecnici di Palazzo Chigi, dell’Economia e della Ragioneria, chiuderanno i lavori entro la fine della prossima settimana. L’Esecutivo è sempre più intenzionato a varare il Dl fiscale venerdì prossimo, per poi pubblicarlo sabato 14 ottobre sulla Gazzetta Ufficiale così da renderlo subito operativo. Tra domenica e lunedì, invece, sarà la volta del via libera al disegno di legge di bilancio. In questo modo verrebbero rispettati i termini che impongono al Governo italiano di trasmettere alla Commissione europea e all’Eurogruppo prima il Documento programmatico di bilancio per l’anno successivo e poi, entro il 20 ottobre, il Ddl di bilancio alle Camere. E quest’anno si partirà dal Senato e fin da subito con il decreto fiscale. Un Dl che quasi certamente sarà presto trasformato in un provvedimento omnibus, dove il Governo e i vari ministeri veicoleranno tutte quelle norme ordinamentali che non potrebbero trovare posto nella legge di bilancio o misure in scadenza come le missioni di pace internazionale.
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