Norme & Tributi

2/6 Commercialisti “scoperti” per i nuovi servizi

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    LIBERI PROFESSIONISTI

    Oltre il principio dell'equo compenso per tutti, ecco le categorie (e le attività) escluse

    Arriva l'equo compenso per i professionisti, ma l'applicazione concreta non si preannuncia facile ed immediata. Va verso l'approvazione definitiva alla Camera il decreto legge fiscale; dentro al provvedimento ha trovato posto la norma sull'equo compenso per gli avvocati, che punta a far ottenere parcelle più equilibrate ai legali nei rapporti con banche, assicurazioni e grandi imprese. Lo stesso principio si applicherà “in quanto compatibile” a tutti gli altri professionisti, sia quelli iscritti ad un Albo sia a quelli appartenenti a professioni non ordinistiche. A cinque anni di distanza dall'abolizione delle tariffe inderogabili, gli Ordini hanno espresso grande soddisfazione per la conquista dell'equo compenso. Ma una volta ottenuto il riconoscimento del principio resta ancora molta strada da fare per tradurlo nella prassi quotidiana per diverse categorie di lavoratori autonomi.

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    Anche i professionisti iscritti a un Albo rischiano comunque di non poter applicare subito l'equo compenso per una serie anche importante di attività. I commercialisti ad esempio hanno i parametri indicati nel Dm 140/2012, ma il provvedimento non è esaustivo. Non sono stimati, ad esempio, i visti di conformità, la partecipazione a collegi arbitrali e agli organismi di vigilanza della 231, nonché tutte le attività propedeutiche quali riunioni o telefonate. Non è possibile neanche l'applicazione per analogia di alcune attività in comune con i consulenti del lavoro. Assenti poi anche nuove mansioni, quali l'asseverazione e la certificazione legate a nuovi investimenti o necessarie per Industry 4.0

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